Con i tassi al rialzo, oggi ci vuole più denaro rispetto all’anno scorso per comprare un immobile di valore inferiore e bisogna allungare la durata del mutuo.
Comprare una casa nel 2023 potrebbe rivelarsi più complicato del previsto, a causa di inflazione e tassi in aumento, cosa che preoccupa chi lavora nel mercato immobiliare, ma anche, e in particolare, chi vuole acquistare un immobile.
Secondo un calcolo di MutuiOnline, la durata media di un prestito negli ultimi mesi è cresciuta da 22 a 24 anni e il loan to value, il cosiddetto “peso” in percentuale del finanziamento richiesto sul valore dell’immobile, è aumentato, mediamente, dal 61,3% al 67,8%. In sostanza, oggi sono necessari più soldi in confronto a un anno fa per comprare un immobile di valore inferiore e bisogna protrarre la durata del prestito.
Tutto dipende dai tassi in rialzo ovvero dalla decisione della Bce di alzarli per combattere l’inflazione. Questi tassi vanno a riflettersi sulle proposte dei mutui delle banche. Giusto per farsi un’idea dell’andamento dei mutui a tasso variabile, basti pensare agli Euribor a tre mesi che sono passati dal -0,5% al 2,4% in 9 mesi.
Gli indici per il calcolo del tasso fisso, Eurirs, da 0,5% sono ora al 12,5% per il termine a 25 anni. Dunque non lascia di certo sorpresi che le richieste di mutui immobiliari da parte dei nuclei familiari siano scese al -22,7% in confronto al 2021, come riporta il Crif.
Per i nuovi mutuo, dato questo contesto, sembrerebbe più conveniente un tasso fisso. C’è da considerare, inoltre, anche le surroghe non sono più molto conveniente dal 2022, tant’è che se si osserva i primi nove mesi dello scorso anno, hanno avuto un calo del 58,2%, mentre i nuovi mutui accreditati sono stabili, con una leggera contrazione che sfiora l’1,1%. Secondo Simone Capecchi, direttore esecutivo di Crif, negli ultimi mesi «la domanda di nuovi mutui è stata penalizzata principalmente da due fattori: aumento dei tassi di interesse e minore disponibilità delle famiglie al ricorso al credito per via del clima di incertezza sul fronte geopolitico e macroeconomico».
Sulla diminuzione di richieste ha influito anche la momentanea mancanza di offerta di mutui agevolati con garanzia Consap per chi è sotto i 36 anni, che non sono più supportabili dalle banche. «Tuttavia, per il 2023 sono stati confermati molti degli incentivi governativi, in particolare quelli rivolti ai giovani, alla ristrutturazione edilizia e al risparmio energetico. Da considerarsi come dei veri e propri antidoti per l’intero comparto», prosegue il direttore esecutivo del Crif.
Il 2022 si è concluso, nell’ambito delle richieste di mutui, con un aumento del +3,8% rispetto al 2021. Se si analizza la distribuzione delle richieste di mutuo in relazione all’età di chi lo richiede, gli under 36 sono il 35,6% del totale.
Nel 2022, quasi l’85% delle richieste di mutuo ha avuto una durata che oltrepassa i 15 anni. Questa propensione è aumentata rispetto al passato, con piani di rientro dilatati che hanno segnato per la fascia 25-30 anni una crescita dell’8,6% rispetto al precedente anno.
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