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Economia

Incubo pignoramento: i tuoi diritti incontestabili, non lasciarti ingannare

Published by
Emiliano Fumaneri

Pignoramento del conto corrente: il creditore non può fare tutto quello che vuole, ma deve osservare dei limiti ben precisi. Ecco quali sono.

Si tratta di veri e propri “paletti” normativi che vanno a restringere il campo d’azione del pignoramento, sia sul piano qualitativo che su quello quantitativo. Dando al debitore anche gli strumenti per difendersi se i limiti non vengono rispettati.

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Vedersi pignorare il conto corrente. Insieme al pignoramento della casa è forse il più nero degli incubi di ogni debitore. Col pignoramento del conto infatti al debitore viene impedito di poter disporre dei propri soldi, destinati a soddisfare il creditore.

La legge però fissa dei paletti ben precisi di cui il pignoramento del conto corrente deve tenere conto. Limiti sia in termini di importo che di modalità. Non seguire la legge sul pignoramento del conto corrente permette al debitore di presentare un’opposizione.

Pignoramento del conto corrente, ecco chi rischia davvero e quando

Diciamo subito che, come ovvio, a correre il rischio concreto di vedersi pignorare il conto corrente è il debitore che non salda le sue obbligazioni. Spingendo così il creditore a cercare di avere ciò che gli spetta seguendo le maniere forti, cioè in maniera coattiva. Al tempo stesso il creditore non può avviare semplicemente la procedura di pignoramento. Serve l’autorizzazione per pignorare, fornita solamente da un titolo esecutivo. Che può essere legato alla documentazione che segue, e cioè:

  • Una sentenza.
  • Un atto giudiziario.
  • Un decreto ingiuntivo.

Quando parliamo di pignoramento siamo dunque di fronte a una vera e propria azione esecutiva. Si può esercitare solo quando il debitore non riesce a pagare il proprio debito o comunque quando non intende adempiere al suo obbligo. Va detto anche che l’Agenzia delle Entrate può intervenire senza delegare al Tribunale la procedura di pignoramento. Per pignorare il conto corrente l’atto di pignoramento va notificato anche alla banca. Che sarà tenuta, come tutti gli istituti di credito, a custodire le somme pignorate dietro ordine del giudice, delle quali non potrà disporre.

Pignoramento del conto corrente: i limiti fissati dalla legge

Ma quali limiti ha l’azione di pignoramento del conto corrente? Non sono sempre gli stessi, prima di tutto. Variano a seconda della situazione e sono diversi, per esempio, a seconda della data di accredito delle somme. C’è differenza anche se il pignoramento riguarda pensioni o stipendi. Vediamoli più nel dettaglio allora.

  • Conto corrente cointestato. Se il conto corrente è cointestato non si “salva” dal pignoramento. Ma può essere pignorato soltanto del 50%, la metà esatta. Lo presume la legge che dispone di dividere equamente il valore tra i correntisti.
  • Conto corrente vuoto o in negativo. Se il conto corrente è vuoto di denaro o addirittura è in rosso, il pignoramento scatta sulle entrate successive alla data del titolo esecutivo. In modo che i debitori non possano farla franca eludendo il pignoramento prelevando semplicemente tutto quanto si trova sul conto.
  • Somma sul conto corrente inferiore o uguale all’importo del pignoramento. Se sul conto corrente c’è una somma pari o inferiore all’importo da pignorare, la banca blocca il conto fino all’udienza di assegnazione.
  • Somma sul conto corrente superiore o uguale all’importo del pignoramento. Se, viceversa, sul conto corrente ci sono più soldi di quelli da pignorare, la banca permette al titolare del conto di poter disporre soltanto della parte che eccede la differenza. Il correntista può dunque prelevarla, spenderla o inviarla a terzi.

Gli altri “paletti” fissati dalla legge

La legge fissa dei limiti anche per quel che riguarda l’origine delle somme presenti sul conto corrente. Se sul conto corrente confluiscono alcune particolari entrate, questo non può essere soggetto a pignoramento. In sostanza, ci sono delle somme non pignorabili. Ecco quali sono:

  • Pensioni di invalidità
  • Assegni di accompagnamento per disabili.
  • Rendite di un’assicurazione sulla vita.

Pignoramento di stipendi e pensioni: come funziona

Non sono gli unici limiti posti dalla legge, che mette dei paletti ben precisi anche al pignoramento di stipendi e pensioni. Limiti che variano in base al momento in cui avviene il versamento dello stipendio o della pensione. In concreto, se stipendio o pensione vengono accreditati contestualmente o dopo la data del pignoramento, devono essere osservati questi limiti:

  • Pignoramento massimo di un quinto: lo scopo di questo “paletto” è salvaguardare la sopravvivenza del debitore garantendogli il minimo vitale. Questo anche per quel che concerne i debiti verso lo Stato, le Province o i Comuni.
  • Rispetto, per i crediti alimentari, della misura autorizzata dal giudice.
  • Massimo metà della base pignorabile per il pignoramento derivante da più cause creditorie.
  • Limiti fissati per i debiti fiscali.

Ci sono dei limiti anche per quel che riguarda i soldi già presenti sul conto corrente, frutto dell’accredito dello stipendio o della pensione. Questi limiti sono:

  • Per gli stipendi: il triplo dell’assegno sociale.
  • Per le pensioni: il 150% dell’assegno sociale.

Pignoramento del conto corrente, come fare a tutelarsi

La legge consente al debitore di tutelarsi quando il pignoramento non rispetta i limiti posti dalla normativa e indicati qui sopra. In questo caso il debitore può presentare al tribunale un’opposizione all’esecuzione. La legge oltretutto stabilisce la parziale inefficacia del pignoramento che oltrepassa i limiti fissati, che inoltre può essere anche osservata d’ufficio. Se il pignoramento è già arrivato a conclusione, invece, il debitore può agire direttamente contro la banca per farsi risarcire del danno economico in cui è incorso.

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