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Lavoro

C’è un ‘lavoro’ sicuro dove ti pagano bene e non ti licenziano, lo sapevi? Nessuno ci pensa

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Emiliano Fumaneri

Molti sognano di trovarsi un lavoro con uno stipendio che permetta di vivere serenamente e che duri tutta la vita: c’è un mestiere che permette di farlo.

In pochi però lo prendono in considerazione. Si tratta infatti di un lavoro che richiede, come dire, dei requisiti molto, molto particolari. Parliamo di un mestiere che chiede di muoversi in un campo in cui pochi sono chiamati a operare. Scopriamo insieme quali sono questi requisiti.

Nursenews

Lo sappiamo bene: uno dei problemi che attanagliano l’Italia è la disoccupazione. A milioni sono le persone che si arrabattano per cercare un lavoro, costrette come sono a barcamenarsi nella giungla del lavoro precario, tra salari bassi e contratti a tempo determinato.

Si tratta, inutile dirlo, di una situazione drammatica. E che per di più colpisce prevalentemente i giovani alla prima esperienza lavorativa e gli “over 40”, considerati spesso troppo “vecchi” per essere tenuti in considerazione dalle aziende.

In questo quadro già difficile fa capolino poi il costo della vita schizzato verso l’alto a livelli quasi insostenibili. I rincari si registrano in tutti i campi. Su ogni fronte bisogna fare i conti con gli aumenti. Tra bollette di luce e gas che fanno finire… in bolletta, caro carburante, i costi sempre crescenti dei beni di prima necessità c’è da mettersi le mani nei capelli.

Per questo motivo sono in tanti a sognare di trovare una buona occupazione, se possibile stabile e remunerata quanto basta per condurre una vita dignitosa. Miraggio? Chimera? Non è detto. Già, perché una professione che soddisfa tutti questi requisiti a dire il vero ci sarebbe anche. Ma sono piuttosto pochi quelli che intendono prenderla in considerazione.

Di cosa si tratta? Lo vedremo subito.

Un particolare lavoro “a chiamata”

Stiamo parlando di un lavoro abbastanza particolare. Per il quale, come si dice solitamente, occorrere “essere portati”. Potremmo dire che si tratta di una sorta di singolare lavoro “a chiamata”. Per essere più precisi ancora: serve una vera e propria vocazione (che significa appunto “invito” o “chiamata”).

A questo punto avrete forse già capito di cosa stiamo parlando. Così come avrete capito che non è proprio un lavoro come un altro e perché sono necessari requisiti singolari. Parliamo della professione del sacerdote.

Chiaramente il sacerdozio, per chi crede, più che una scelta individuale e la risposta a una scelta da parte di Dio. Una chiamata irrevocabile, tanto è vero che chi si fa prete lo è per tutta la propria vita. Come ha detto un grande vescovo americano, Fulton Sheen, in fondo il sacerdote non si appartiene. Una prospettiva che comprensibilmente spaventa chi appunto non è “portato” a fare il prete perché, semplicemente, non è stato “chiamato”.  Tanto più oggi, dove tutti siamo invitati a scrivere da soli la storia della nostra vita, la parte che vogliamo recitare all’interno di questo copione, ecc. Il prete, più di chiunque altro, è un signore che accetta di fare la sua “parte” in una storia scritta da Qualcuno che sta decisamente più in alto di lui.

I requisiti per fare il prete

Ad ogni modo si tratta certamente di un lavoro a vita, senza rischio di licenziamento (a meno di non farsi sospendere o scomunicare). Un lavoro decisamente sicuro, che con altrettanta certezza richiede al candidato delle rinunce non da poco (ad esempio ai preti è chiesto il celibato, per non parlare degli anni di studio in seminario). Requisiti incomprensibili a chi non ha ricevuto appunto quella particolare chiamata dai “piani alti”.

Insomma, un lavoro non per tutti. Qualche tempo fa Vittorio Sgarbi lo consigliò ai giovani disoccupati. Una provocazione, certamente, nello stile del personaggio. Non sufficiente però, temiamo, per risolvere il problema della disoccupazione giovanile. Senza una chiamata dall’alto meglio dedicarsi ad altro: fare il prete senza chiamata può rendervi la vita un inferno (e sarebbe un bel controsenso in chi punta al paradiso).

Quanto guadagna mensilmente un sacerdote

Premesso questo, come noto anche il sacerdote percepisce uno stipendio mensile. E quanto si porta a casa un sacerdote ogni mese? Si sa che un sacerdote novizia prende circa 1.000 euro al mese. Certo non una somma da capogiro. Ma bisogna anche tenere conto che l’alloggio lo fornisce direttamente la Curia e dunque non ci sono grandi spese mensili da questo punto di vista.

Qualcosa di più lo prendono un parroco o un diacono, che guadagnano circa 1.200-1.300 euro al mese. Si sale di più con lo stipendio di un vescovo, che può arrivare a percepire anche 3.000 euro al mese. Invece monsignori e cardinali guadagnano ogni mese una cifra compresa tra i 4.000 e i 5.000 euro. E qui gli stipendi cominciano già ad assumere proporzioni di tutto rispetto. Anche se, naturalmente, le responsabilità si accrescono in proporzione, come è giusto che sia.

Lo stipendio del Papa

Per finire chiaramente non può mancare il vertice della gerarchia cattolica: il Papa. Già, quando prende il Papa? Il Santo Padre ha un suo “stipendio”? La risposta è sì, anche se Papa Francesco ha deciso di rinunciarvi come aveva fatto a suo tempo Giovanni Paolo II. Ma non crediate che abbia rinunciato a chissà quale entrata faraonica e nemmeno a un tesoretto.

Lo stipendio del successore di San Pietro infatti è tutto sommato modesto, visto il ruolo che occupa. Siamo infatti nell’ordine dei 2.500 euro. Tanto percepiva ad esempio Benedetto XVI.

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