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Violenti terremoti in arrivo? C’è un segnale che inquieta gli esperti

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Emiliano Fumaneri

Stando a una indagine recente, alcuni ricercatori temono che siano in arrivo violenti terremoti. Ecco qual è il segnale che li porta a fare questa previsione.

Ancora non ci sono certezze al riguardo, ma quanto scoperto dagli esperti lascia pensare al pericolo di eventi sismici di ampia portata.

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Secondo gli esperti è un segnale da non sottovalutare: la fuoriuscita di un liquido caldo dal fondale dell’Oceano Pacifico. È quanto emerge da uno studio dei ricercatori dell’Università di Washington. Secondo i quali la perdita potrebbe indicare che sono in arrivo violenti terremoti.

Lo studio è uscito a gennaio 2023 e si è concentrato sulla funzione assolta da questo liquido. Per gli scienziati con ogni probabilità opera come una sorta di lubrificante tra le faglie. Le ricerche hanno evidenziato una perdita mai rilevata in precedenza, direttamente associabile con l’innesco di sismi di alta magnitudo.

Perdita del fluido lubrificante: perché per gli esperti è un segnale da non sottovalutare

La fuoriuscita di fluido sul fondale dell’Oceano Pacifico è stata rilevata dagli scienziati di Washington durante una crociera scientifica sulla Rv Thomas G. Thompson. La perdita è stata localizzata in particolare nella zona di subduzione della Cascadia (a circa 50 chilometri di distanza dal lago dell’Oregon). Gli esperti si sono trovati davanti a pennacchi di bolle sul fondale oceanico. Hanno così approfondito il fenomeno utilizzando dei robot sottomarini. L’analisi si è concentrata su un’area ben precisa, chiamata Phythia’s Oasis. L’indagine del gruppo di ricerca ha fatto emergere delle caratteristiche singolari, originate dalla differenza tra il fluido fuoriuscito e il resto dell’acqua dell’oceano.

I ricercatori hanno paragonato le perdite di liquido nell’area della Phythia’s Oasis al getto di una macchinetta antincendio. A far collegare la fuoriuscita al sistema delle faglie sono stati alcuni elementi che caratterizzano il fluido. A cominciare dalla temperatura più alta del liquido fuoriuscito, con circa 9 gradi di differenza rispetto all’acqua circostante. La temperatura originale, secondo le stime degli esperti, dovrebbe aggirarsi tra i 150-200 gradi centigradi. Altri elementi di interesse sono l’alto contenuto di boro e litio del liquido e la scarsità di cloro, potassio e magnesio.

Il legame tra la fuoriuscita del fluido e il sistema delle faglie

Tutti elementi che puntavano in direzione del megathrust della Cascadia. Si tratta di un sistema di faglie molto importante originatosi per subduzione (in pratica una placca che è scivolata sotto l’altra) tra la placca Juan De Fuca (oceanica) e quella Nordamericana (continentale). A preoccupare i ricercatori riguardo a possibili terremoti è proprio la situazione tra queste due placche. La loro ipotesi è che possa aumentare la frizione per via della fuoriuscita del liquido lubrificante.

La funzione lubrificante del liquido in questione è direttamente collegata con la previsione dei terremoti, affermano gli scienziati. La diminuzione del fluido porterà a ridurre l’azione di lubrificazione, facendo aumentare l’attrito tra le superfici delle due faglie.

Perché la diminuzione del liquido lubrificante fa presagire l’arrivo di violenti terremoti

L’immagine dell’azione lubrificante del liquido in realtà rappresenta una semplificazione divulgativa per permettere di comprendere in maniera immediata il ruolo fondamentale del fluido per la prevenzione degli eventi sismici. Il liquido non agisce direttamente sulle superfici, diminuendo l’attrito come fa un olio motore. Piuttosto la sua presenza opera in maniera indiretta per diminuire la frizione. In particolare mantiene alta la pressione del fondale oceanico tra le particelle.

Normalmente questo sistema di pressione consente alle placche di scorrere agevolmente l’una sopra l’altra senza provocare danni. Ma con la diminuzione del liquido la pressione sul fondale dell’Oceano Pacifico andrà inesorabilmente a calare. Il che significa far aumentare la possibilità che le due placche si “incastrino”.  Con la conseguenza che si accumulerà tensione nel punto di attrito tra le due placche. E questo potrebbe scatenare terremoti di ampia portata. Al momento i ricercatori non si sono espressi con certezza, vista la novità del fenomeno. Per arrivare a certezze nel campo della prevenzione dei terremoti occorreranno analisi più approfondite, anche se le probabilità attualmente appaiono nettamente sfavorevoli.

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