Scoperto il reale covo del latitante Messina Denaro: un bunker

L’inchiesta sul superlatitante arrestato lo scorso lunedì 16 gennaio a Palermo, hanno portato a scoperta di quello che potrebbe essere il vero rifugio del boss 

Dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, boss latitante dal 1993, proseguono le indagini dei carabinieri. Da quanto si apprende, da un’abitazione non lontana da Campobello di Mazara, dove il capomafia abitava con una falsa identità, quella di Andrea Bonafede, i militari hanno scovato quello che potrebbe essere un bunker, nascosto da lavori di muratura messi lì apposta, in cui il boss potrebbe avere occultato documenti e materiali legati alla gestione della mafia in passato e ai giorni nostri.

carabinieri-nursenews.it
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Le indagini

I carabinieri stanno cercando anche i soldi che potrebbero aver permesso al capomafia di latitare in modo agiato, latitanza terminato lunedì scorso con l’arresto del boss in una clinica privata di Palermo. I carabinieri, nel corso delle indagini, hanno anche rinvenuto gioielli, pezzi di argenteria, scatole vuote di collane e bracciali.

Nel frattempo, nell’inchiesta sul lunghissimo periodo di latitanza di Messina Denaro, è indagato un secondo medico, un oncologo originario di Trapani, F. Z. L’uomo avrebbe effettuato l’esame del DNA che serviva per le cure di chemioterapia per il padrino di Castelvetrano (Trapani).

I carabinieri si sono recati nel reparto di Oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate per cercare il primo esame istologico eseguito dal boss, che ha un tumore al colon.

La mancata videoconferenza in udienza

Nel frattempo, il boss non ha presenziato al processo in videocall dalla prigione de L’Aquila in cui è detenuto, per via della prima seduta di chemioterapia che deve affrontare in queste ore in carcere. Da quanto si apprende, sarebbe stata messa su un’apposita stanza non lontano dalla cella del boss, dove si sta sottoponendo alle terapie.

Per il momento non si sa, vista la necessità di eseguire cure, se il boss presenzierà alle prossime udienze del processo. Come riporta Rai News, il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, dopo l’udienza ha detto che su quel cambia dopo l’arresto del capomafia Messina Denaro «non io non saprei che cosa dire, sicuramente non bisogna abbassare la guardia perché io ritengo che negli ultimi tempi il soggetto, probabilmente anche fiaccato dalla malattia, potrebbe avere un pochettino abbandonato il campo. Ma sono argomenti su cui ne sappiamo poco, non saprei su questo aspetto».

Il Gip di Palermo, intanto ha convalidato l’arresto di G.L., autista del capomafia. L’uomo, 59 anni, è finito sotto accusa per procurata inosservanza pena e favoreggiamento. Tutto ciò, aggravato dal metodo mafioso.

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