Ristrutturazione case: ecco come funziona la direttiva UE

La nuova direttiva Ue in merito al risparmio energetico delle abitazioni verrà confermata entro le prossime settimane. Ecco cosa bisognerà fare e quanto costerà allo Stato la ristrutturazione delle case.

 

Ristrutturare la propria abitazione in ottica di miglioramento dell’efficienza energetica è senz’altro un’ottimo modo per ridurre i costi energetici, oltre che ridurre i danni provocati all’ambiente. Al giorno d’oggi, esistono davvero tantissimi modi per migliorare l’efficienza energetica di una casa, quali ad esempio l’installazione di finestre ad alto rendimento, l’isolamento termico, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile (come i pannelli solari) e anche l’installazione di sistemi di controllo dell’energia.

Ristrutturazione case ecco come funziona la direttiva UE - nursenews.it
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Sono decenni ormai che l’Unione Europea si muove proprio in questa direzione. Inoltre, in un contesto tra l’altro molto difficile come quello attuale, verrà confermata entro le prossime settimane la direttiva sul risparmio energetico delle abitazioni. E potrebbero essere tanti, allora, i cittadini che verranno chiamati a ristrutturare la propria casa, dovendo rispettare quanto sarà previsto dalla normativa e la sua svolta green.

In cosa consiste la direttiva dell’Unione Europea

Entro marzo 2023 dovrebbe essere confermata la svolta green intrapresa dall’Unione Europea, che provvederà ad aggiornare la storica normativa in  merito alla questione energetica e ambientale. Saranno allora diversi i cittadini che potrebbero essere costretti a dover ristrutturare la propria abitazione, che dovrà essere in linea con i nuovi standard introdotti dall’Ue. Secondo quanto reso noto dalla bozza del programma comunitario, che ha come scopo quello di ridurre quanto possibile i consumi energetici (anche e soprattutto a fronte di una crisi internazionale e dall’emergenza provocata dal cambiamento climatico) e che risulta ancora in fase di perfezionamento, entro il 2030 tutti gli immobili residenziali dovranno essere risultanti in classe energetica E. Il passaggio alla classe energetica D, invece, dovrà essere portato a termine entro l’anno 2033, con un obiettivo finale (fissato al 2050) che rimane quello di riuscire ad arrivare a zero emissioni.

Per portare a termine tale programma, ogni Stato appartenente alla comunità europea sarà chiamato a definire le procedure più adatte e idonee alla sua condizione. Nel caso dell’Italia, però, la situazione potrebbe risultare abbastanza complessa: basti pensare, infatti, che circa il 60% degli edifici presenti sul suolo italiano (per lo più progettati prima degli anni ’60) si classifica attualmente in classe F o G.

Quanto spenderà l’Italia per adeguarsi alla norma Ue?

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La norma europea per il risparmio energetico (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD) è una normativa dell’Unione Europea che mira a promuovere l’efficienza energetica negli edifici, al fine di ridurre i consumi di energia e le emissioni di Co2 nell’ambiente. Tale normativa stabilisce i requisiti minimi per l’efficienza energetica sia per quanto riguarda gli edifici nuovi, che per quelli già esistenti, e fornisce anche un quadro che permette la valutazione della prestazione energetica degli stessi.

La normativa, si ricorda, è stata adottata per la prima volta nel 2002, ed è stata più volte rivista nel corso degli anni così da aggiornare i requisiti e gli obiettivi da raggiungere. In questo senso, l’ultimo aggiornamento – risalente al 2021 – si presenta come ancora più ambizioso, sia per quanto riguarda gli edifici pubblici, che per ciò che concerne le abitazioni private. Anche per questo, dunque, il nostro Paese potrebbe ritrovarsi davanti a delle sfide economiche non indifferenti.

Complesso, infatti, è il tessuto di costruzioni che ricopre l’Italia. Dei 12,2 milioni di edifici presenti nel nostro Paese, del resto, circa 9 milioni sono stati progettati prima che venissero approvate le norme del 1974. Anche per questo, la maggior parte degli edifici si classificano per il 60% in classe energetica F o G.

Senza allora considerare le diverse esenzioni, come quelle riferite alle abitazioni che non superano i 50 metri quadrati, sarebbero almeno due su tre gli immobili con necessità di ristrutturazione, con una spesa media che si aggira intorno ai 105 mila euro per edificio. Se si tolgono (da un totale di dal totale 4,2 milioni di abitazioni) le 311 mila persone che hanno già usufruito dei bonus del governo per ristrutturare casa, il nostro Paese potrebbe essere costretto a spendere ben 409,5 miliardi di euro per allinearsi alle normative Ue.

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