Reddito di cittadinanza, posso pagare le bollette? Ecco a cosa devi fare attenzione

Col reddito di cittadinanza si possono pagare spese come le bollette? È una domanda che si fanno in tanti.

Cerchiamo di capire se con la carta del reddito di cittadinanza possiamo pagare spese come queste. E se sì quali spese possiamo coprire e quali invece sono categoricamente escluse.

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Nursenews

Sono in tanti a chiedersi se col reddito di cittadinanza è possibile pagare le bollette. E in caso di risposta affermativa, quali possiamo pagare? Non sarà inutile cercare di dare una risposta a domande molto concrete e pratiche come queste.

Innanzitutto la risposta è che sì, possiamo pagare le bollette col reddito di cittadinanza. Ma attenzione, non tutte le bollette: solo quelle relative a beni primari. Per altri beni, considerati superflui o comunque non strettamente necessari e dunque contingenti, non è permesso coprire le spese col reddito di cittadinanza. Tra poco vedremo più nel dettaglio quali sono i beni ritenuti primari e quelli invece reputati superflui.

Questa distinzione nasce dalla dicitura ministeriale che ha ristretto il campo del reddito di cittadinanza ai soli beni di consumo, escludendone altri. Così ad esempio sono considerati beni primari le utenze di luce e gas, mentre secondo l’Inps telefono e internet sono da ritenersi beni superflui.

Reddito di cittadinanza, le bollette che puoi pagare

Una distinzione che appare abbastanza labile, per non dire discutibile, se pensiamo che oggi un collegamento a internet viene considerato a tutti gli effetti un servizio di fondamentale importanza. Tanto è vero che non di rado gli spazi pubblici mettono a disposizione una linea gratuita. Pensiamo solo a ospedali, piazze, metropolitane, eccetera. Al momento però le cose stanno così: ad oggi col reddito di cittadinanza si possono pagare soltanto alcuni tipi di bollette, e cioè:

  • bollette luce e gas
  • bollette dell’acqua
  • TARI (la tassa dei rifiuti o, più comunemente, la tassa sulla spazzatura)

Come anticipato non è invece possibile usare la carta del reddito di cittadinanza per pagare le bollette del telefono e della linea internet di casa.

Un altro elemento che rende ancora più complessa – e ulteriormente criticabile – una distinzione come questa è il fatto che allo stato attuale ancora il Ministero non ha reso pubblico un elenco preciso con le voci di spesa che possono essere coperte col rdc e quelle invece che non lo sono. La lista più recente risale ormai a quattro anni fa, all’aprile del 2019 per la precisione. Ma l’elenco non fa altro che menzionare le spese che sono categoricamente indisponibili col reddito di cittadinanza. Tra le spese escluse ci sono, per esempio, quelle per le armi, il gioco d’azzardo, gioielli, pellicce e navi.

Come facciamo a pagare le bollette con il reddito di cittadinanza?

Dopo aver chiarito la distinzione tra le bollette pagabili col reddito di cittadinanza e quelle che non lo sono, possiamo procedere a pagare le bollette di luce e gas con la carta del reddito di cittadinanza. Come risaputo, il Ministero del Lavoro finanzia i percettori attraverso una carta bancomat di Poste Italiane. Con questa carta possiamo prelevare in contanti soltanto una parte dell’intera somma ricevuta. Ossia 100 euro al mese per i single e una cifra più elevata in base al numero dei membri della famiglia interessata.

Una volta in possesso della carta, come fare a pagare le bollette col reddito di cittadinanza? La procedura è piuttosto semplice. Non dobbiamo fare altro che andare di persona presso uno dei tanti uffici di Poste Italiane sparsi un po’ ovunque nella Penisola. Ovviamente con noi dovremo portare il bollettino da pagare. Sempre ricordando che al di fuori delle bollette primarie (luce e gas, acqua e spazzatura) il pagamento con la carta del reddito di cittadinanza non sarà accettato.

Il pagamento della bolletta avverrà tramite un apposito lettore presso la cassa dell’ufficio. Dopo la lettura del bancomat reddito di cittadinanza la transazione, automaticamente associata al nostro nome, sarà controllata dal software del Ministero che permetterà il suo perfezionamento. Non prima, naturalmente, di aver verificato che la tipologia di spesa rientri tra quelle ammesse.

Alla base della decisione di finanziare il reddito di cittadinanza con una carta bancomat ci sono sostanzialmente esigenze di massima trasparenza e di controllo sugli acquisti dei cittadini percettori del rdc. Per l’ovvio motivo che i pagamenti elettronici sono interamente tracciabili, a differenza di quelli avvenuti con denaro contante.

Reddito di cittadinanza, che cosa posso pagarci?

Di recente il Ministero ha specificato cosa si possa pagare e cosa no col reddito di cittadinanza. Sul sito dedicato al rdc però si è semplicemente specificato che col reddito di cittadinanza si può comprare ogni genere di bene di consumo. Una definizione piuttosto vaga che non ha mancato di suscitare interrogativi e perplessità, col conseguente “assalto” per avere chiarificazioni agli sportelli e al centralino INPS incaricato.

Attualmente, come detto inizialmente, esiste solamente un elenco delle spese categoricamente proibite. Ecco quali sono, cioè gli acquisti di:

  • armi;
  • materiale pornografico, oltre che di beni e servizi per adulti;
  • servizi finanziari e creditizi;
  • servizi di trasferimento di denaro;
  • servizi assicurativi;
  • articoli di gioielleria;
  • articoli di pellicceria;
  • acquisti presso gallerie d’arte e affini;
  • acquisti in club privati;
  • acquisto, noleggio e leasing di navi e imbarcazioni da diporto, nonché portuali.

In più il Ministero ha elencato alcune condizioni dove non si può ricorrere alla carta del reddito di cittadinanza, e cioè per

  • acquisti all’estero;
  • acquisti presso portali online;
  • acquisti tramite canali di direct marketing.

Altra cosa importante da avere presente è che il reddito di cittadinanza non permette di “accantonare” denaro. Ogni mese bisogna impiegare l’intero importo del beneficio. Non si può “risparmiare” o recuperare il credito non speso da un mese a quello successivo. Esattamente all’opposto, la cifra non utilizzata nel mese precedente viene scalata – e dunque sottratta – a quella versata il mese successivo (entro il limite del 20% del sussidio erogato).

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