Misura di inclusione attiva, il governo cambia nome (e regole) al reddito di cittadinanza

In dirittura d’arrivo la versione riveduta e corretta in salsa Meloni del reddito di cittadinanza. Con molte novità per i percettori del beneficio.

Ecco cosa cambierà con quella che di fatto è una stretta sulla precedente misura, il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle.

Misura di inclusione attiva
Giorgia Meloni – foto Ansa

Arriva il reddito di cittadinanza targato Meloni. Con una nuova veste e un nuovo nome. Si chiamerà Mia, ovvero Misura di Inclusione Attiva. La nuova misura sarebbe ormai prossima al varo. Nelle mani del ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, è già arrivato il testo con le nuove regole. Adesso sarà compito del titolare del Mef fare una valutazione di massima sulla sostenibilità del provvedimento. Entro un paio di settimane il nuovo decreto potrebbe approdare in Cdm.

Stando a quanto si sa, la nuova versione del rdc dovrebbe attestarsi intorno ai 500 euro al mese per i non occupabili. Per gli occupabili invece la cifra scenderà a 375 euro. Ma novità in vista ci sono anche per le proposte di lavoro e sulla possibilità di rifiutarle. Novità che dovrebbero concentrarsi in particolare sull’aspetto dell’offerta congrua, dopo la stretta praticamente saltata nell’ultima manovra di Bilancio.

Nei giorni scorsi la ministra del lavoro Marina Calderone aveva spiegato che l’esecutivo lavorava per implementare il programma GOL (Garanzia occupazione lavoro). La nuova misura, aveva detto Calderone, come primo passaggio avrà «il patto di attivazione digitale. Da lì partiranno le nuove misure».

Programma Garanzia Occupazione Lavoro: il governo punta sulla formazione

In una intervista a Libero il ministro Calderone aveva sottolineato l’esigenza di mandare in soffitta il vecchio reddito di cittadinanza promuovendo al suo posto «politiche attive e di accompagnamento al lavoro più rispondenti alle esigenze del mercato». A cominciare dall’obbligo di formazione per i percettori del reddito di cittadinanza, in verità già previsto dalla legge. Ma la formazione si era arenata davanti alla carenza di infrastrutture e ai ritardi nel potenziare i centri per l’impiego. Adesso il governo Meloni è intenzionato a cambiare marcia su questo punto, fa sapere Calderone. Anche sul piano dei controlli, più costanti e continui. Al punto che, fa sapere il ministro del lavoro, nel solo mese di gennaio «sono state respinte 46.250 domande, revocate 7.986 prestazioni, poste in decadenza 14.769 pratiche».

Nel frattempo il programma GOL ha già preso in carico, attraverso i centri per l’impiego, 198 mila percettori del reddito. Tutti instradati «verso percorsi di inserimento lavorativo e di aggiornamento o riqualificazione delle competenze», puntualizza Calderone. Due terzi del totale dei percettori del rdc convocati hanno dato la loro adesione al programma GOL, mentre per 47 mila fruitori del reddito è già stata «individuata e concordata un’attività formativa da svolgere».

I prossimi step si chiamano patto di attivazione digitale e patto di servizio. Con la nuova misura i percettori del sussidio dovranno entrare in percorsi di formazione. E accettare anche le offerte lavorative in arrivo. Come detto, le somme percepite da occupabili e non occupabili non saranno le stesse. I primi potranno arrivare al massimo a 375 euro, mentre i secondi a 500. Non potranno essere rifiutate le offerte di lavoro “congrue”.

Misura di inclusione attiva, quando partirà

Ma quando partirà la Mia? Realisticamente col primo settembre 2023, stando a quanto è trapelato. I potenziali beneficiari del nuovo sussidio saranno suddivisi in due platee:

  • famiglie povere senza persone occupabili: sono i nuclei familiari dove c’è almeno un minorenne, un anziano over 60 oppure un disabile;
  • famiglie povere con persone occupabili, dove non sono presenti le categorie sopra indicate ma almeno una persona di età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Gli occupabili che oggi ricevono il reddito per sette mesi nel 2023 potranno fare domanda per ottenere la Mia. Ma durerà di meno rispetto al rdc e sarà meno cospicua. Si discute intanto sui 280 euro attualmente previsti come quota per l’affitto. Si parla di un taglio, di un alleggerimento o di un rimodulamento a seconda dei membri del nucleo familiare.

Mia, quanto durerà

Per le famiglie senza persone occupabili al loro interno la durata massima della Mia si ridurrà poi, dalla seconda domanda in avanti, a 12 mesi. E dovrà passare un mese prima di poterla chiedere di nuovo. Invece per le famiglie con persone occupabili la Mia andrà a scadere al massimo dopo un anno la prima volta e 6 mesi dopo la seconda volta. E per presentare un’eventuale terza domanda bisognerà attendere un anno e mezzo.

Giro di vite anche sull’Isee. I requisiti per avere la Mia saranno più stringenti rispetto al reddito di cittadinanza. Il tetto dovrebbe passare da 9360 euro a 7200 euro. Un taglio di quasi 2 mila euro che restringerà molto la platea dei possibili percettori. Scende invece il criterio della residenza in Italia, che dovrebbe passare da 10 a 5 anni.

Le offerte di lavoro arriveranno attraverso una piattaforma nazionale online. L’offerta sarà considerata congrua se in linea col profilo della persona occupabile. La sede di lavoro invece dovrà trovarsi all’interno della provincia di residenza della persona occupabile. Verranno considerate congrue anche le offerte lavorative con contratti a 30 giorni. Con la Mia il risparmio per le casse statali dovrebbe aggirarsi sui 3 miliardi (allo stato attuale il rdc costa circa 8 miliardi di euro).

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