Festa della donna, il dibattito è acceso: c’è chi festeggia con il nudo

L’8 marzo è universalmente riconosciuto come il giorno in cui si celebra la donna. Oggi, è ancora cosi per tutti?

8 marzo Festa della donna, ogni anno puntualmente in questa data si accendono le polemiche, le riflessioni in merito a un appuntamento che non è mai banale per la mole di chiacchiere, salutari o meno che ne conseguono. In ogni caso, quella che è iniziata come una operazione di rispetto e visione finalmente emancipata della donna, rischia di cadere ogni volta nel dibattito sterile di specifiche fazioni capaci di coinvolgere l’intero paese. Il tutto chiede di stabilire spesso le modalità delle stesse “celebrazioni”.

Festa della donna
Nursenews

Niente di particolarmente consistente, appare, quando ogni anno puntuale si accende lo scontro tra chi immagina un tipo di commemorazione, di celebrazione e chi invece ha tutt’altra idea. In linea di massima il pensiero spesso dominante impone la riflessione sull’opportunità odierna di considerare tale appuntamento. In molti casi, infatti si parla di celebrazione anacronistiche che oggi quasi offenderebbe il sesso femminile. Il bello è che in ogni caso ogni posizione è accettabile certo ma nessuna essenziale.

Le versioni in merito alle origini della stessa celebrazioni sono davvero numerose. Il web in questo senso offre numerosi spunti e in particolare fornisce anche la spiegazioni di quelle che per anni sono sembrate essere le motivazioni all’origine di questa particolare giornata. La verità in ogni caso, in tutte le situazioni presenti sta nel mezzo. In molti casi si è parlato nel corso dei decenni anche di opportunismo politico, questo ad oggi appare alla luce dei fatti abbastanza evidente.

Quello che conta nonostante ogni posizione immaginabile o riscontrabile è che oggi tale ricorrenza è vissuta in maniera completamente diversa all’interno dello stesso universo femminile. Da un lato la sacralità della data, del momento, della celebrazione in se e dall’altro una sorta di risposta in altra chiave. Due diversi mondi che insomma si scontrano. Quello che emerge, quindi è il totale disaccordo che spesso prevale tra le due specifiche posizioni. Il succo è tutto qui.

Andiamo quindi a vedere quali sono le varie modalità che hanno portato a questa giornata, al festeggiamento per l’appunto, alla celebrazione, alla commemorazione di fatti realmente accaduti in passato che hanno in qualche modo spinto l’opinione pubblica a considerare in ogni caso una giornata da dedicare alla donna, nel corso dell’anno. Parliamo di modalità, perchè per l’appunto in molti casi si è trattato di veri e propri approcci alla questione, sospinti dalle più svariate esigenze.

La dinamica portante, quella che per anni ha illuso nel vero senso della parola tutto e tutti è da riscontrare in ciò che accadde a New York l’8 marzo del 1908 un incendio in una fabbrica tessile in cui persero la vita numerose donne. Negli anni successivi però si scopre che la cosa era in realtà una falsa notizia. Il tutto fu organizzato ad arte da un gruppo di femministe per provare a ricordare un altro tipo di avvenimento, altrettanto tragico ma stavolta più che mai reale. La tragedia in questione si verificò nella fabbrica Triangle di New York, il 25 marzo 1911,morirono 146 persone, per lo più donne.

In altri casi si parla poi di sentimento nato in occasione delle prime manifestazioni delle donne insieme agli uomini in Russia ai tempi della rivoluzione del 17. Moti e proteste fermate con il sangue in molte occasioni di numerose donne.

Festa della donna, il dibattito si accende: cosi si arriva alla giornata mondiale dell’8 marzo

La prima celebrazione ufficiale arriva nel 1908 con una giornata dedicata alle donne, il “Woman’s Day”, evento organizzato dal partito socialista americano. Sempre negli Stati Uniti, il 23 febbraio 1909 si celebrò la prima Giornata internazionale della donna. L’anno successivo in occasione della Conferenza internazionale della Donna a Copenaghen, fu deciso un giorno comune da dedicare alla stessa festività. Molti paesi non riuscirono a trovare una data comune e cosi si è celebrata la ricorrenza in momenti diversi fino al comune accordo del 1977. In Italia il primo momento di celebrazione fu organizzato dal Partito Comunista nel 1922.

Al giorno d’oggi il tutto si riduce, secondo molti a pochi momenti per cosi dire istituzionali, un messaggio che forse oggi forse nemmeno arriva più alle masse, spesso definito, cosi come anticipato anacronistico. In molti, moltissimi casi, poi i festeggiamenti si trasformano in momenti di marcato eccesso spesso consumato in ristoranti o locali che per l’occasione diventano luoghi esclusivamente per donne in cui spesso compare la figura dello spogliarellista, per intenderci.

Di questi tempi, quindi si parla di un vero e proprio indotto legato ai festeggiamenti per l’8 marzo. locali e ristoranti, come anticipato, che lanciano serate esclusivi a prezzi spesso davvero importanti, pacchetti organizzati per serata all’insegna dell’eccesso, spesso organizzate da specifiche agenzie, poi la figura del “professionista” che arriva ad allietare il momento, un gran bel giro di soldi insomma. Questa, per esempio è un’altra critica abbastanza frequente. Si è davvero ridotto tutto a questo?

Se parliamo nello specifico di uno spogliarellista, stando a quanto riscontrabile su specifici siti web che provvedono al “noleggio” di tali prestazioni parliamo mediamente  di una somma di denaro che si aggira tra i 200 e i 300 euro circa. Cifre importanti, che sono chiaramente da considerare per gruppo ma che in ogni caso vanno ad una sola persona. Una sola persona che in una sera potrebbe organizzare anche più di un momento, per intenderci. Una giornata insomma abbastanza redditizia.

Il discorso insomma è tutto qui. Cosa è stata questa giornata, come la si è vissuta negli anni e cosa è diventata oggi. Niente più di questo. Critiche, riflessioni, argomentazioni, alla fine si tratta di parole, sempre e comunque. Il senso originale del tutto è chiaramente smarrito, nemmeno si avverte più e viene da dire, per fortuna. Vuol dire quindi che le cose sono cambiate. Ma la domanda finale è questa: sono cambiate davvero?

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