Il cellulare ti cade in acqua? Niente panico, ecco 8 consigli per recuperarlo

Che fare quando il cellulare finisce per errore dove non dovrebbe finire un apparecchio elettronico, cioè in acqua?

Prima di tutto non dobbiamo farci prendere dall’agitazione. Se proprio non possiamo portarlo subito in un centro di riparazione possiamo fare qualcosa noi. Stando soprattutto attenti a  non peggiorare la situazione.

cellulare caduto in acqua 8 consigli recupero
Nursenews

«Splash!». No, la radio non ha rimandato per l’ennesima volta la canzone presentata a Sanremo dal duo Colapesce Dimartino. Ma di sicuro avremmo preferito loro, considerato che stavolta il rumore proviene dal nostro smartphone caduto, ahinoi, in acqua!

Quante volte sarà successo? Magari mentre facevamo il bagno senza rinunciare a chattare su WhatsApp. Oppure perché ce lo siamo visti scivolare di mano mentre camminavamo per strada sotto la pioggia, impegnati com’eravamo a ripararci con l’ombrello e a fare mille altre cose. Accorgendoci poi di vederlo galleggiare, come da prassi, dentro la pozzanghera più profonda. E che dire delle mamme che vedono il loro pargoletto prendere la mira e lanciare il cellulare dritto nella piscina? Per non parlare di chi ama fare gite in barca….

Insomma, le circostanze in cui il nostro cellulare può disgraziatamente finire in acqua sono tante. Ma niente panico: non necessariamente dobbiamo subito pensare a come trovare un sostituto all’altezza del nostro vecchio dispositivo. Non è affatto detto che il nostro telefonino sia da buttare anche dopo essersi fatto un bel bagno. Ecco cosa possiamo fare per salvare il nostro cellulare finito accidentalmente in acqua.

Cosa succede quando il cellulare cade in acqua

Quando il cellulare si bagna, si moltiplicano i segnali di disfunzionamento del nostro dispositivo: lo schermo che rimane più nero della pace, la batteria che non dà segni di vita. Peggio ancora quando lo smartphone proprio non vuole proprio più saperne di accendersi. Di solito la prima reazione a un evento del genere è l’ansia che monta a mille assieme alla furia, con tanto di scenate da psicodramma o degne di una tragedia greca.

Passati questi momenti iniziali, il primo istinto è quello del viaggio della speranza: portare il cellulare in fabbrica sperando di trovare qualche mano esperta in grado di riportarlo nel mondo degli apparecchi funzionanti. Cosa ben difficile se – come capita regolarmente: poche cose sono più certe della legge di Murphy – la disgrazia avviene nel fine settimana o in serata.

Cellulare caduto in acqua, come recuperarlo

Che fare se la classica nuvoletta fantozziana ha scelto noi – e in particolare il nostro telefonino – per scaricare tutta la sua acqua e non abbiamo tempo di aspettare per mandare in fabbrica il nostro cellulare bagnato? In quel caso meglio rimboccarsi le maniche e cercare di recuperare da noi il nostro apparecchio. Prima di tutto asciugandolo e poi immergendolo in qualche cosa in grado di assorbirne l’umidità: il riso, tipicamente. Ad ogni modo, ecco gli 8 passaggi che ci conviene seguire nel nostro tentativo di recupero.

  1. Levare subito il cellulare dall’acqua: più lo smartphone rimane in acqua, più sarà difficile asciugarlo. Dopodiché faremo bene a mettere il nostro dispositivo in posizione verticale. Servirà a evitare che l’acqua circoli all’interno dello smartphone andandosi a infilare dove è meglio che non lo faccia.
  2. Non riaccendere il cellulare: se l’acqua dovesse avere già raggiunto i circuiti, accendere il telefonino rischia di essere l’equivalente di una condanna a morte. Di sicuro può solo peggiorare la situazione.
  3. Non soffiare dentro, evitare di scuoterlo. Meno che meno è consigliabile usare il phon per tentare di asciugarlo. Il calore potrebbe surriscaldare il cellulare, col risultato di compromettere definitivamente il microchip o altri componenti interne.
  4. Dopo un po’ di tempo passato in posizione verticale, possiamo con grande attenzione rimuovere la scheda sd e la sim. Quando è possibile farlo, passiamo dopo a ripetere la stessa operazione con la batteria.
  5. Asciugare ogni componente del cellulare e poi andare a riporre ogni sua parte in un contenitore pieno di riso. Si dice che il riso abbia, tra le sue tante proprietà, anche quella di assorbire l’umidità dalle più profonde cavità del telefonino.
  6. Lasciare il cellulare immerso nel riso per almeno un paio di giorni. Durante questi due giorni di attesa non dobbiamo cercare di rimontarlo né di accenderlo. Nel frattempo possiamo ovviare alla forzata mancanza del nostro smartphone richiamando in servizio un vecchio cellulare. Oppure possiamo approfittarne per concederci un periodo di detox dai dispositivi elettronici, se possiamo permettercelo.
  7. Passate le fatidiche 48 ore, possiamo recuperare finalmente il cellulare dal riso. Ovviamente dovremo rimontarlo e provare ad accenderlo di nuovo, eventualmente dopo aver ricaricato la batteria. La ricarica è anche una sorta di prova del nove: se vediamo che la batteria funziona normalmente, la nostra operazione di salvataggio può dirsi coronata dal successo. In caso contrario, le cose sono andate storte. A questo punto non ci resterà altro che portare il “paziente” elettronico in fabbrica per far sostituire qualche componente irrimediabilmente compromesso. Oppure rassegnarci all’acquisto di un nuovo cellulare.
  8. Consiglio furbo: prendiamo in prestito l’espressione cara a Benedetta Rossi per dire che mai come in questo caso la prevenzione è la migliore cura. Il che può voler dire procurarsi un case protettivo e, soprattutto, impermeabile all’acqua. Meglio non sfidare troppo la legge di Murphy o la nuvoletta del ragionier Fantozzi.
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