Invalidità, quali benefici scattano in caso di handicap grave

Invalidità, vediamo nel dettaglio tutte le agevolazioni a cui hanno diritto i contribuenti a seconda della percentuale di invalidità che gli viene riconosciuta dallo stato. 

Tutti i cittadini invalidi, che si vedono riconosciuta questa condizione dallo stato italiano, hanno diritto ad accedere a delle specifiche agevolazioni che possano aiutarli a vivere meglio il quotidiano. Si tratta di misure spesso molto diverse tra loro, la maggior parte delle quali ha lo scopo di supportare economicamente il cittadino, per aiutarlo a vivere con maggiore serenità la sua condizione. 

handicap grave
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Tutte le domande che riguardano questa tipologia di benefici devono essere sempre e comunque inoltrate all’Inps. La richiesta può essere inviata soltanto nel momento in cui si è già in possesso di un certificato medico che attesta l’invalidità riscontrata al richiedente. Si tratta di un documento che può essere in un primo mento redatto dal proprio medico di base, per poi essere confermato da una visita della Commissione Medica Asl più vicina territorialmente. 

Spesso però, i tempi per l’approvazione della domanda si rivelano molto lunghi. Ed è per questo che l’INPS, in specifiche situazioni, consente di approvare la domanda in anticipo, con l’erogazione della somma spettante dall’agevolazione, per poi riservarsi di verificare meglio i requisiti in un secondo momento.

Invalidità, ecco le agevolazioni a seconda delle gravità della patologia invalidante

Naturalmente, l’entità degli aiuti economici che un invalido può ricevere dallo stato, varia a seconda di quanto viene ritenuta grave la sua condizione clinica. Le prestazioni assistenziali vengono infatti sbloccate a seconda della percentuale di invalidità che viene riconosciuta al cittadino. Maggior informazioni possono essere trovate nel documento di linee guida che l’Istituto di Previdenza Sociale ha pubblicato sul proprio sito istituzionale. 

A partire dal 34 per cento di invalidità riconosciuta, iniziano a scattare le agevolazioni. Chi ad esempio rientra in questo range, fino al 34 per cento, ha già diritto alla fornitura gratuita di protesi che lo aiutino a vivere meglio la quotidianità. Con un’invalidità invece pari o superiore al 46 per cento, si avrà diritto alla priorità nella posizione delle liste di collocamento per il lavoro. Con un’invalidità pari o superiore al 51 per cento, si avrà invece la possibilità di richiedere il congedo straordinario retribuito. L’assenza dal lavoro per sottoporsi a delle cure mediche, potrà durare massimo trenta giorni, che non devono essere consecutivi. Affinché si attivi, ci sarà però bisogno sia della richiesta del medico curante, che della autorizzazione dell’Azienda Sanitaria Locale. 

Ecco quando si viene esentati dal pagamento del ticket sanitario

A partire dal 67 per cento di percentuale di invalidità attestata, si può essere esentati dal pagamento del ticket, per esami di diagnostica e assistenza specialistica. Si avrà inoltre in questo caso anche priorità nell’assegnazione di una casa popolare, e si verrà esentati dall’obbligo di reperibilità per gli accertamenti sanitari-fiscali riservati a chi è in malattia dal lavoro.  A partire dal 74 per cento, l’INPS inizia a riconoscere i richiedenti come soggetti affetti da patologia grave, e dunque i benefici aumentano. Si avrà ad esempio diritto in questo caso all’assegno di invalidità per chi ha un reddito inferiore ai 4.931 euro annuali e risulta disoccupato. Sopra il 75 per cento, si avrà anche diritto a una maggiorazione dell’assegno di anzianità che spetta per legge. Se si viene invece considerati invalidi al 100 per cento dallo stato, a quel punto si avrà subito alla pensione di inabilità, destinata a chi vede ridotta di oltre due terzi la propria capacità lavorativa. 

Questo vale però soltanto per chi è disoccupato e al momento della richiesta ha un reddito inferiore a 16.982 euro. 

Invalidità, ATP obbligatorio? Cosa dice la legge

ATP è un acronimo che sta per Accertamento Tecnico Preventivo. Si tratta di una verifica preventiva delle condizioni sanitarie di richiede di accedere a una misura assistenziale, in virtù della patologia di cui soffre. Nel momento in cui la domanda viene rifiutata, il contribuente ha comunque la possibilità di presentare ricorso, e l’AT diviene fondamentale nell’istanza da presentare. 

Diverse sentenze hanno già stabilito che in questi casi, l’INPS è l’unico legittimato passivo di questi accertamenti preventivi. L’accertamento dunque deve essere necessariamente convalidato dall’istituto, e nei casi in cui l’ATP non viene espletato, spetta al giudice stabilire modalità e termini per porre riparo tra le parti in causa. Il termine perentorio che viene fissato in questi, è di quindici per il completamento della procedura, e quando questo si attiva, cade anche l’eventuale prescrizione che può insorgere. 

Dunque è all’INPS che spetta la responsabilità, non solo amministrativa, di accertare la condizioni clinica dell’individuo, pretendo l’ATP nell’inoltro della prima domanda.

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