Basi Nato in Italia, sono dappertutto: cosa potrebbe succedere in caso di guerra con la Russia

Forse non tutti sanno che l’Italia è disseminata di basi Nato che, in caso di guerra con la Russia, potrebbero diventare un obiettivo sensibile.

Vediamo quante sono e dove sono dislocate (almeno le principali) le basi dell’Alleanza atlantica nella Penisola.

Basi Nato in Italia
Nursenews

È passato più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina. I venti gelidi del conflitto non sembrano volersi placare. E più le ostilità proseguono, più aumentano le possibilità che la guerra tra Mosca e Kiev possa allargarsi, sfociando in una Terza Guerra mondiale dagli esiti imprevedibili ma certamente devastanti.

Uno scenario, quello che vede l’ingresso diretto di truppe Nato nel conflitto, che appare tutt’altro che remoto. Dal 1945 a oggi forse non siamo mai stati così vicini a realizzare una ipotesi del genere. Tanto più che il braccio di ferro in corso tra Occidente e Russia assume sempre più il profilo di una “guerra calda”, come ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Insomma, presto potremmo anche rimpiangere la “guerra fredda” degli anni ’50-’80.

E l’Italia? Pensare di tirarsi fuori da una potenziale guerra mondiale appare utopistico. Non soltanto perché il nostro Paese ormai è dentro fino al collo, avendo mandato (anche di recente) aiuti militari a Kiev. Tuttavia il problema principale, se parliamo di un possibile coinvolgimento dell’Italia, è che possiamo essere uno dei primi obiettivi dei missili lanciati da Mosca.

Basi Nato in Italia: quante sono

Dieci anni fa – parliamo dunque del 2013 – le basi americane Usa in Italia erano 59. Una presenza praticamente raddoppiata, dato che ora sono salite circa a quota 120. Senza contare che ce ne sarebbero un’altra ventina tenute al segreto per ragioni di sicurezza. Ci sono poi i militari statunitensi presenti sul nostro territorio. Il loro numero sfiora i 13 mila. Per l’esattezza sono 12.902 i militari americani: 3.055 dell’esercito, 3.992 della marina, 318 dei marines e infine 4.636 dell’aeronautica.

Solitamente vengono tutte chiamate “basi Nato”. In realtà al loro interno comprendono almeno quattro differenti strutture:

  1. basi concesse agli Usa a seguito di accordi firmati negli anni ’50, che restano sotto il comando italiano mentre gli Usa hanno il controllo militare su equipaggiamento e operazioni:
  2. basi Nato vere e proprie;
  3. basi italiane che sono a disposizione della Nato sulla base degli accordi dell’Alleanza atlantica;
  4. basi condivise da Italia, Stati Uniti e Nato.

Ma al di là della forma, la sostanza è che in ogni caso si tratta, di fatto, di basi Nato.

C’è poi il problema delle bombe atomiche. In Italia in tutto sono custodite 70 testate nucleari. Sono dislocate in due basi: ad Aviano (Friuli) e Ghedi (nel Bresciano).

Basi Nato in Italia: quali sono e dove si trovano quelle più importanti

Sigonella

Sigonella, nella piana di Catania, in Sicilia, è l’hub principale dell’Aviazione di Marina Usa. Si tratta della maggiore – e più attrezzata – base logistica di appoggio della sesta Flotta americana nel Mediterraneo. Qui si trovano i droni spia “Global Hawk”, fondamentali per le missioni dell’intelligence, oltre che per la sorveglianza e la ricognizione. Da qui partono anche i droni d’attacco “Reaper”.

Napoli

Dal 2013 nella città partenopea ha sede l’Allied Joint Force Command. Si tratta di uno dei due comandi strategici operativi (l’altro è l’Allied Joint Force Command Brunssum) direttamente dipendenti dal quartier generale supremo delle forze alleate in Europa. Il comandante è responsabile anche della VI Flotta della Marina militare Usa, oltre che delle basi di Napoli, appunto, e di Sigonella. Nel porto di Gaeta attracca stabilmente la USS Mount Whitney, l’ammiraglia della VI Flotta Usa.

Mondragone

Nel Casertano, a Mondragone, si trova invece il sotterraneo antiatomico per il comando americano e Nato da usare in caso di guerra.

Aviano

Ad Aviano, in provincia di Pordenone, c’è l’aeroporto, una infrastruttura militare italiana che serve l’Usaf, l’Aeronautica militare Usa. Fin dal 1955 vige l’accordo tra Stati Uniti e Italia per l’uso congiunto della base, che è anche base Nato. Per diversi anni, dal 1992 al 2005, la base di Aviano è stata il quartier generale della “Sixteenth Air Force”, poi trasferita in Germania, a Ramstein. Ad Aviano si troverebbero testate atomiche B61-4, di potenza variabile.

Si tratta della più grande base aerea Usa del Mar Mediterraneo. Al suo interno ospita il 31st Fighter Wing, parte della United States Air Forces in Europe, uno dei maggiori comandi dell’USAF, equipaggiato con cacciabombardieri F-16CM Fighting Falcon. Durante la guerra del Kosovo, Aviano fu una delle principali base aree da cui partirono le missioni per bombardare la Serbia. Come detto, ad Aviano si trovano quasi tutte le atomiche B61-4 potenzialmente trasportabili in volo anche dai cacciabombardieri italiani. Le cifre ufficiose parlano di una quarantina di testate.

Vicenza

Anche a Vicenza, nella caserma Carlo Ederle, c’è una base dell’Esercito americano: ospita il 173esimo Airborne Brigade Combat Team e lo United States Army Africa. Un altro campo (Camp Del Din) dal 2013 ha affiancato la caserma Ederle.

Pisa

Nella città della torre pendente si trova Camp Darby, nato negli anni ’50. Si tratta di un deposito di missili, bombe e munizioni a disposizione delle forze Usa. Sotto controllo italiano, rappresenta il più grande deposito di materiale bellico al di fuori del territorio americano.

Ghedi

Ghedi si trova a 25 chilometri a sud di Brescia. Qui c’è una struttura gestita totalmente dai militari italiani. È classificata come ‘Main operating base’, votata cioè a attività unicamente militari. Al suo interno c’è un deposito di bombe atomiche (Usa) di tipo B61-3, B61-4 e B61-7: da 20 a 40, di potenza variabile tra meno di un chilotone e 340 chilotoni. Sulla base degli accordi Nato, in caso di guerra le testate potrebbero essere lanciate da aerei italiani.

Poggio Renatico

Anche a Poggio Renatico, nel Ferrarese, troviamo una base aerea dell’aeronautica militare italiana. Qui si trova il Deployable air command and control centre della Nato, che controlla lo spazio aereo dell’Alleanza atlantica. Il personale comprende militari di 16 Paesi.

Motta di Livenza

Qui siamo in provincia di Treviso, dove la caserma Mario Fiore ospita il Multinational Cimic group, reparto multinazionale interforze (a guida italiana) che ha il compito di coordinare e facilitare la cooperazione tra l’organizzazione militare e quelle civili nelle zone dove si svolgono le operazioni. SI tratta di forze che possono essere velocemente dislocate in qualunque parte del pianeta.

Solbiate Olona

A Solbiate Olona, in provincia di Varese, nella caserma Ugo Mara c’è il Corpo d’armata italiano di reazione rapida della Nato, che a sua volta può essere velocemente trasportato ovunque in caso di crisi. La gran parte di questi militari (70%) sono forniti dall’Italia, mentre il restante 30% è composto da soldati di diversi altri paesi Nato. A comandare è un italiano.

Taranto

Nella città del golfo c’è il comando delle forze navali e anfibie offerto dall’Italia alla Nato. La Forward Operating Base (Fob) di Trapani-Birgi dà supporto tecnico-operativo e logistico agli Awacs della E-3A Component, di stanza a Geilenkirchen in Germania, dalla quale dipende il personale (quasi interamente fornito dall’Aeronautica Militare Italiana).

La Spezia

Nel centro ligure si trova il Centro Nato che fa ricerca in campo scientifico e tecnologico.

Cecchignola

Nella città militare delle Cecchignola (Roma) si trova la base Nato Defense College. Si tratta di una scuola militare internazionale, voluta nel 1951 dall’allora generale Dwight Eisenhower. Fino al 1966 la scuola è stata a Parigi, prima di essere trasferita nella Capitale. Al suo interno opera uno staff di 130 persone, tra militari e civili di 21 paesi. I corsi si prefiggono di formare le più alte cariche, sia della Nato che degli eserciti degli Stati membri dell’Alleanza Atlantica.

Niscemi

È qui, in provincia di Caltanissetta, che trova ospitalità una stazione radio della marina militare statunitense.

Gricignano di Aversa

A Gricignano di Aversa, nel Casertano, c’è invece una cittadella abitativa – con tanto di piscine, strutture sportive e un ospedale – dove alloggiano i militari americani, che operano nelle basi statunitensi in Campania.

Volendo poi c’è anche la base di Poggio Santa Cecilia, vicino a Rapolano Terme tra Sinalunga e Siena. Di questa struttura militare si sa poco, ma è una base dell’esercito italiano. In tutto sono una decina di tunnel sotterranei, zeppi di esplosivi e munizioni. Non è un caso che i residenti della zona l’abbiano soprannominata «la polveriera».

Questo elenco però comprende solo le basi più conosciute. Ma basta e avanza per capire che in caso di guerra tra Nato e Russia tutta la Penisola, da Nord a Sud, potrebbe diventare un bersaglio militare.

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