Come proteggere i risparmi se anche la tua banca fallisce: evita assolutamente questi errori

Se la nostra banca fallisce e fa crack, che fare? Come proteggere i nostri soldi? Ecco quello che c’è da sapere per non perdere i nostri risparmi. 

Come mostrano le notizie provenienti dagli Stati Uniti proprio in questi giorni, il rischio di fallimento di una banca anche di notevoli dimensioni non è mai una possibilità solo teorica. Meglio sapere per tempo dunque come muoversi se le cose dovessero mettersi male.

uomo piange fallimento banca
Nursenews

In questi giorni le cronache e i telegiornali rimbalzano la notizia del clamoroso fallimento della Silicon Valley Bank (SVB). Un clamore che si spiega non solo col fatto che la SVB, specializzata nel finanziamento delle start-up tecnologiche, operava nel cuore del mondo delle nuove tecnologie – la Silicon Valley appunto – ma anche perché era dal 2020 che non falliva una banca americana. In più la Silicon Valley Bank è la più grande banca Usa a fallire dal 2008-2009. Tanto che in molti hanno evocato crack storici come quelli di Enron e Lehman Brothers.

Da qui la domanda che sorge spontanea: come possiamo proteggere il nostro denaro in caso di fallimento della banca? Che cosa succede ai conti correnti e ai conti deposito quando una banca va in crisi? È il tema – di fondamentale importanza al momento di scegliere una banca – della protezione dei depositi.

Esiste naturalmente tutta una regolamentazione bancaria che le banche sono tenute a rispettare. Il che significa essere soggette a certi standard di sicurezza finanziaria. Ma tutta la sicurezza del mondo non può eliminare un fatto spiacevole ma da tenere presente. Ossia che c’è sempre un rischio collegato all’attività bancaria.

Ragione in più, nel caso in cui la banca dovesse fallire, per conoscere bene quali misure di salvaguardia finanziaria abbiamo a disposizione. Per proteggere il nostro denaro possono essere decisive. Parliamo di misure come il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. In Italia questo fondo è esteso anche ai depositi a risparmio liberi o vincolati (conti di deposito), ai certificati di deposito e agli assegni circolari.

Altri elementi importanti per abbassare il rischio legato al fallimento di una banca sono la liquidità e la diversificazione degli investimenti. Per proteggere al meglio il nostro denaro possiamo scegliere di puntare su investimenti sicuri. Ad esempio i titoli di Stato, affidandoci a istituti di credito regolamentati dalle banche centrali. Ad ogni modo è vitale cercare di comprendere come funzionino e siano regolamentate le istituzioni finanziarie per salvaguardare i nostri soldi nella migliore maniera. E la ragione pratica per farlo dovrebbe essere più che evidente.

Cosa succede se la banca fa crack

Una banca fallisce quando non riesce più a far fronte ai propri debiti e non ha la liquidità sufficiente per venire incontro alle richieste della propria clientela. In questo caso la banca va in liquidazione: un processo nel quale i creditori sono ripagati secondo le priorità fissate dalla legge. Il processo di liquidazione però può richiedere diverso tempo e portare a una sostanziale riduzione del valore dei beni dell’istituto di credito. Una cattiva notizia per i depositanti, che rischiano così di subire anche perdite rilevanti.

Come anticipato, in Italia il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) protegge i depositanti. Il fondo si attiva se fallisce la banca per proteggere i risparmi dei clienti fino a 100 mila euro per depositante e per banca. Un limite che aumenta fino a 200 mila euro in presenza di conti cointestati.

Ad ogni modo, quando si verifica il fallimento di una banca i depositanti possono andare incontro a un’immediata perdita dei propri soldi o a una temporanea indisponibilità in attesa della liquidazione della banca e dell’attivazione del fondo di garanzia. Senza contare che i depositanti rischiano di perdere per sempre il proprio capitale se avevano investito in prodotti finanziari come le obbligazioni emesse dalla banca stessa.

Una maniera per scongiurare esiti del genere è diversificare i propri investimenti. In modo da non concentrare tutti i propri risparmi in una sola banca, valutando con attenzione la scelta dell’istituto di credito. In generale è meglio puntare su banche regolamentate dalle banche centrali e che godono di una buona reputazione sul piano dell’affidabilità finanziaria.

Come proteggere i nostri risparmi se fallisce la banca

Se la banca fallisce, i depositanti possono muoversi in diversi modi per tutelare il proprio denaro. In primo luogo è buona cosa controllare se nel Paese dove vogliamo depositare il nostro denaro è presente un fondo di garanzia dei depositi. Altra cosa importante è sapere a quanto ammontino i limiti di copertura per depositante e per banca.

In Italia, come dicevamo, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd) garantisce i depositi fino a un massimo di 100 mila euro per banca e per titolare di deposito. Il Fitd – è importante saperlo – non è un organo statale. Si tratta di un fondo istituito dalle stesse banche aderenti allo scopo di tutelare i propri clienti. Premesso questo, il Fitd non agisce nel vuoto normativo. Sul fondo vigila la Banca d’Italia. Inoltre deve sottostare alla regolamentazione bancaria nazionale ed europea. Una tutela in più per assicurarne la solidità e l’efficacia nella protezione dei depositi della clientela.

Naturalmente il Fitd non garantisce soltanto le persone fisiche, ma anche le persone giuridiche come le aziende. Fanno eccezione banche, assicurazioni, fondi, enti pubblici e altri soggetti che non sono compresi nella normativa contro il riciclaggio.

Un altro consiglio fornito dagli esperti per ridurre il pericolo di perdere i propri risparmi è diversificare i propri conti correnti su più banche. Eventualmente puntando anche su conti esteri per diversificare il rischio Paese e di cambio. Si possono anche prendere in considerazione opportunità di risparmio alternative al denaro. Quali? Le polizze vita, per esempio. Oppure i cosiddetti beni rifugio: oggetti d’arte, oro fisico. Chiaramente prima va consultato un consulente finanziario.

Come muoverci se la nostra banca fallisce

Se la nostra banca fallisce, la cosa più importante è muoversi con rapidità seguendo le procedure stabilite per riuscire a recuperare i propri risparmi. Quando fallisce una banca, ribadiamo, in Italia interviene il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, che si attiva per restituire ai depositanti i loro soldi al massimo fino a 100 mila euro per banca e depositante.

In questo caso non c’è bisogno di fare richieste di rimborso. A questo provvede direttamente il Fitd tramite una banca agente. La tempistica è entro 7 giorni lavorativi a partire dalla data in cui cominciano a prodursi gli effetti del provvedimenti di liquidazione coatta dell’istituto di credito. La banca ha 5 giorni di tempo per calcolare e comunicare al fondo di garanzia le posizioni aggregate di ogni depositante. Dopodiché pensa il Fitd a contattare direttamente ogni avente diritto e a rimborsarlo.

Il rimborso avviene, come specificato, entro il limite massimo di 100 mila euro per depositante e per banca. I risparmi che eccedono questo limiti non vengono coperti – e dunque non sono rimborsati – dal fondo di garanzia. Dunque se fallisce la banca, chi ha depositi superiori a 100 mila euro rischia di perdere del denaro. In casi come questi il credito residuo del depositante si vede iscrivere nello stato passivo della banca in liquidazione coatta amministrativa. Successivamente può concorrere ai riparti di liquidazione. Purtroppo così può capitare che i depositanti si vedano rimborsare solo in parte i propri crediti, proporzionalmente alle risorse disponibili e al numero di creditori che aspettano il rimborso.

Depositi superiori a 100 mila euro: quando scatta il rimborso

C’è anche da dire che il limite dei 100 mila euro assicurato dal fondo di garanzia per la protezione dei depositi non si applica per un periodo di 9 mesi ai depositi di persone fisiche che derivano da alcune specifiche situazioni. Ovvero situazioni che riguardano operazioni relative a situazioni di:

  • divorzio;
  • trasferimento di immobili;
  • scioglimento del rapporto lavorativo;
  • pensionamento;
  • morte o invalidità;
  • pagamento di prestazioni assicurative
  • risarcimenti o indennizzi per danni originati da fatti che la legge considera alla stregua di reati contro la persona o per ingiusta detenzione.

Questi depositi, conosciuti come saldi temporanei elevati, sono tutelati per una cifra superiore ai 100 mila euro per i 9 mesi successivi al loro accredito o alla loro disponibilità. In pratica, se dovessimo incassare un importo elevato derivante dalla vendita di una casa o per l’accredito del TFR dopo la fine di un rapporto di lavoro, questa cifra sarà protetta presso la banca per un periodo pari ai 9 mesi successivi.

In questo caso il Fitd rimborserà i soldi su richiesta del cliente, dopo aver verificato i requisiti, entro 6 mesi dal momento in cui iniziano a prodursi gli effetti della liquidazione coatta amministrativa della banca fallita.

Cosa non viene rimborsato dal fondo di garanzia dei depositi

Alcuni strumenti però non sono coperti dal Fitd. Perciò non sono compresi nel rimborso. E cioè:

  • depositi effettuati in nome e per conto proprio da banche, imprese di investimento, imprese di assicurazione e di riassicurazione, fondi comuni d’investimento (OICR), fondi pensione ed enti pubblici;
  • depositi che derivano da transazioni coinvolte in una condanna definitiva per i reati previsti dagli articoli 648-bis (riciclaggio) e 648-ter (impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita) del codice penale;
  • depositi i cui titolari, quando è scattata la procedura di liquidazione della banca, non siano stati identificati ai sensi della disciplina in materia di prevenzione antiriciclaggio e antiterrorismo;
  • azioni (cioè le partecipazioni o le quote relative a fondi propri);
  • obbligazioni subordinate;
  • obbligazioni ordinarie (eventualmente assicurate dal Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti);
  • obbligazioni bancarie garantite (“covered bonds”, le quali di per sé sono già tutelate da una loro specifica garanzia);
  • crediti che derivano da accettazioni, pagherò cambiari e operazioni in titoli. C’è da dire però che nello specifico caso delle operazioni “pronti contro termine” per il cliente ad ogni modo c’è la garanzia del controvalore del titolo sottostante all’operazione, che equivale al guadagno dalla possibile vendita dello stesso titolo sul mercato.
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