Revenge porn, la vendetta corre sul web: donne in pericolo con il deepnude

Il revenge porn è una delle vendette più feroci che possono avvenire in rete. Il Garante della Privacy fornisce alcuni consigli per tutelarsi da questa pratica.

Ma la migliore difesa, in questo come in altri casi, resta soprattutto quella di prevenire. Come? Muovendosi con estrema prudenza quando si tratta di condividere immagini e video personali. Anche quelle più “normali”, vediamo perché.

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Revenge porn, che cos’è? Parliamo di un fenomeno che rientra nel più vasto ambito della pornografia non consensuale. Nel caso specifico il revenge porn non è altro che la messa in circolazioni di immagini pornografiche o, come si dice oggi, “sessualmente esplicite”. Lo scopo che sta all’origine della diffusione di queste immagini è la vendetta. Si tratta di umiliare in pubblico, di denigrare, bullizzare e molestare la persona a cui fanno riferimento quelle immagini.

Revenge porn, una pratica devastante

Il revenge porn è una pratica che può avere effetti devastanti (a più livelli: psicologico, sociale e anche materiale) sulla vita delle persone finite nel mirino dei “vendicatori”. Sul tema è intervenuto anche il Garante della Privacy, con alcuni suggerimenti volti a tutelare le persone. È di fondamentale importanza, spiega l’Authority, imparare a proteggersi da questo tipo di pratiche. In particolare gestendo in maniera oculata i nostri dati personali, primi fra tutti le foto e i video in cui appariamo.

Ecco dunque quali sono i suggerimenti forniti dal Garante della Privacy.

Proteggere sempre i nostri dati

Se sui nostri dispositivi (cellulare, computer o tablet) si trovano dei file contenenti foto che ci ritraggono è importante adottare misure di sicurezza adeguate. Quali, per esempio, l’uso di una password o di sistemi di crittografia, sistemi antivirus e antintrusione per ogni nostro dispositivo. Quando diffondiamo nostre immagini, condividendole per esempio tramite messaggi o social network, dobbiamo essere pienamente consapevoli che anche se il nostro profilo è “chiuso” (che significa comunque visualizzabile da un determinato, per quanto limitato, numero di persone), i suoi contenuti potrebbero essere ancora condivisi, uscendo fuori dal raggio del nostro controllo. Anche qui occorrono prudenza e cautela. I rapporti tra le persone cambiano e non sempre i comportamenti individuali sono prevedibili.

Far cancellare i dati che ci riguardano

È un nostro diritto. Se già abbiamo diffuso immagini esplicite che ci riguardano oppure veniamo a conoscenza del fatto che qualcuno le ha prodotte senza che lo sapessimo, possiamo chiedere a chi ne è in possesso di cancellarle. Così da bloccare sul nascere ogni ulteriore diffusione di quelle immagini. Chiedere la cancellazione di dati che ci riguardano è un diritto fondamentale. Lo garantiscono sia la normativa italiana che quella europea in materia di protezione dei dati personali. Diffondere dati personali (tra i quali rientrano indubbiamente le immagini) senza consenso rappresenta una violazione. Punita con sanzioni pecuniarie e, talvolta, anche di carattere penale.

Fare attenzione al deepfake

Purtroppo anche nel campo del revenge porn trova spazio l’intelligenza artificiale, usata per scopi ben poco nobili. Parliamo del cosiddetto deepnude, una variante pericolosa del deepfake. Con questi termini si indicano delle tecnologie che partono da immagini o video reali e del tutto “normali”. Ad esempio da foto che riprendono la vittima impegnata in attività e situazioni del tutto ordinarie di vita quotidiana. Ma queste immagini vengono manipolate “denudando” le persone oppure rappresentandole in atteggiamenti o azioni a sfondo sessuale. Immagini ovviamente false ma che dopo il “ritocco” appaiono del tutto realistiche. Anche per questo è consigliabile limitare la diffusione di ogni genere di foto o di immagini personali attraverso le piattaforme di messaggistica e i social.

Non aiutare il revenge porn

Se riceviamo foto e immagini che potrebbero rappresentare una forma di revenge porn, prima di tutto dobbiamo evitare di farci complici della persecuzione ai danni della vittima. Senza contare che possiamo anche farci complici di un reato, che può avere anche pesanti ricadute. Dunque la cosa da fare è non diffondere assolutamente queste immagini, cancellarle e fare una segnalazione alla Polizia postale o al Garante per la privacy.

Proteggere anche i più piccoli

Purtroppo come si sa fenomeni pericolosi sono relativi anche alla diffusione di nudi o di immagini sessualmente esplicite che coinvolgono perfino dei minori, sia dal lato delle vittime che sul versante dei destinatari di contenuti di questo genere. Il consiglio per i genitori è quello di non far utilizzare dispositivi digitali ai propri figli quando sono da soli. Anche il loro comportamento in rete va monitorato con attenzione. Occorre anche spiegare loro chiaramente perché è buona cosa evitare di avere rapporti con sconosciuti. Stesso discorso per la divulgazione di informazioni personali online. Soprattutto, va da sé, quando si tratta di immagini e video diffusi attraverso messaggi e social.

Reagire e prevenire: ecco come fare

Chi è stato vittima di revenge porn deve prima di tutto rivolgersi alla Polizia postale e denunciare il reato. Deve anche rivolgersi al Garante per la protezione dei dati personali per impedire la condivisione dei contenuti. Chi ha il fondato timore che le proprie foto e i propri video intimi possano essere divulgati via Facebook o Instagram senza il nostro consenso può usare il canale per le segnalazioni attivato in via sperimentale su Facebook. Il Garante per la protezione dei dati personali lo ha messo a disposizione sul proprio sito.

Come difendersi. Primo: muoversi con prudenza

C’è una prima e fondamentale forma di difesa: muoversi sempre e comunque con prudenza. Una volta messi in circolo nel circuito dei social network e dei messaggi, i nostri dati personali sfuggono facilmente ad ogni forma di controllo. Così possono venire diffusi in maniera tale che poi risulti di fatto impossibile, anche col supporto della tecnologia e delle autorità competenti, riuscire a cancellarli.

Sotto questo punto di vista uno strumento concreto c’è: il “Codice in materia di protezione dei dati personali”, contenuto nel d. lgs. 30 giugno 2003, n. 196. All’articolo 144-bis (Revenge porn), il Codice prescrive quanto segue: «Chiunque, compresi i minori ultraquattordicenni, abbia fondato motivo di ritenere che registrazioni audio, immagini o video o altri documenti informatici a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano, destinati a rimanere privati, possano essere oggetto di invio, consegna, cessione, pubblicazione o diffusione attraverso piattaforme digitali senza il suo consenso ha facoltà di segnalare il pericolo al Garante».

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