Alla ricerca della felicità: se la troviamo cosa accade nel cervello?

La ricerca delle felicità sembra una missione impossibile ma nel momento in cui la si raggiunge, anche per pochi istanti, cosa succede nel cervello?

Siamo pronti per indagare cosa accade nel nostro cervello nell’esatto momento in cui ci si sente felici.

felicità cervello
Nursenews.it

Sono felice?” è una domanda sulla quale tutti noi dovremmo periodicamente riflettere in modo tale da capire a che punto è la nostra vita. Se non c’è nemmeno un barlume di felicità perché non modificarla? Abbiamo una sola esistenza a portata di mano e sprecarla con tristezza, rabbia, rammarico e delusioni è la scelta più sbagliata. Ma cosa si intende per felicità. “Il segreto della felicità è la libertà e il segreto della libertà è il coraggio” disse Tucidide, uno storico ateniese del 400 a.C. Il coraggio di essere sé stessi, il coraggio di cedere alle passioni, il coraggio di ricercare una felicità che possa durare più di un piccolo istante. Un viaggio che una volta raggiunta la meta esplode nel nostro cervello.

Se si raggiunge la felicità cosa succede nel cervello

Le neuroscienze moderne pensano che la felicità – al pari di altre esperienze emozionali – sia il risultato di reazioni elettrochimiche che si verificano nel cervello in risposta ad uno stimolo esterno. A sostenere questa teoria Francis Crick, padre della struttura molecolare del DNA.

Crick afferma che la gioia, i dolori, i ricordi, le ambizioni, il senso dell’identità personale nonché il libero arbitrio siano strettamente legati all’assemblaggio di cellule nervose e dei neuroni associati. Anche la felicità è definibile con maggior precisione a livello chimico rispetto che a livello emotivo.

La chimica dell’essere felici, un mix di…

È un insieme di

  • dopamina ossia un neurotrasmettitore prodotto dal cervello capace di influenzare il comportamento, la motivazione, l’umore,
  • ossitocina ossia l’ormone dell’amore che dona una sensazione di benessere,
  • serotonina ossia un neurotrasmettitore che viene prodotto sia dal cervello che dall’intestino, capace di regolare l’umore nonché l’appetito,
  • endorfine, sostanze equiparabili all’oppio che danno euforia.

Questo mix attiva il cervello grazie al collegamento di varie popolazioni neuronali con diverse regioni celebrali. Riuscire a capire la connessione ha una valenza scientifica fondamentale specialmente se una particolare popolazione neurale è complice di disturbi neurologici e psichiatrici.

Lo studio

I ricercatori guidati da Alessandro Gozzi del Center for Neuroscience and Cognitive System dell’Istituto Italiano di Tecnologia in collaborazione con il team di Massimo Pasqualetti del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa hanno studiato la serotonina e l’effetto sul cervello. Questa popolazione di neuroni attiva tutti i distretti del cervello però in momento differenti. Prima l’ippocampo e poi la corteccia celebrale – aree che regolano il comportamento emotivo.

Tale scoperta è importante nello studio, cura e prevenzione delle patologie neuropsichiatriche (depressioni, ansia, autismo e schizofrenia). Ci sono voluti quattro anni di lavoro per catturare pochi istanti di felicità ma alla fine i ricercatori sono riusciti a giungere a conclusioni che svelano il meccanismo della neurotrasmissione serotoninergica.

Conclusioni sulla connessione tra felicità e cervello

Oltre alla cura di patologie come la depressione naturalmente si pensa anche ad utilizzare la scoperta per aumentare i momenti di felicità.  È possibile raggiungere l’appagamento tramite l’auto-controllo, stimolando la produzione di dopamina attraverso la musica, applicare tecniche di meditazione per gestire gli impulsi negativi?

Sembrerebbe di sì come confermano recenti studi di neuroimaging. La meditazione genera un incremento dell’attività della corteccia prefrontale sinistra – quella legata alle emozioni positive – e contemporaneamente diminuisce il coinvolgimento della corteccia parietale nella percezioni della propria posizione nello spazio. Ciò significa ricongiungersi più efficacemente con l’IO interiore.

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