E se il manipolatore fossi tu? Come capire se giochi con la mente degli altri

Sbagliamo a pensare che siano sempre gli altri a volerci manipolare. Chi lo dice che non lo facciamo anche noi?

Spesso infatti non ce ne accorgiamo nemmeno. Come fare a capire quando i manipolatori siamo noi.

burattinaio
Nursenews

Si sa: abbiamo un po’ tutti la maledetta tendenza a puntare il dito. Quasi tutti soffriamo di un complesso invisibile: la sindrome dello “scaricatore di torto”. La colpa, insomma, è sempre degli altri. Non certo nostra.

Con la manipolazione è più o meno la stessa cosa. Sappiamo che ci sono manipolatori in giro e stiamo bene attenti a non farci manipolare. Ma che dire quando siamo noi a manipolare gli altri? Che fare quando la minaccia per gli altri siamo noi?

Quando siamo noi a manipolare gli altri infatti c’è una grande probabilità che non ci accorgiamo di farlo. I comportamenti manipolatori, ammettiamolo, ce li aspettiamo sempre dagli alti. Noi stiamo sempre dalla parte del bene. Staremmo sempre con Frodo, Gandalf e gli altri coraggiosi hobbit della Contea, mica con Sauron, Mordor e i suoi repellenti orchi.

Ci piace sentirci e immaginarci brave persone. Ma la domanda da farsi è un’altra: lo siamo davvero?

Manipolazione, ma cosa vuol dire?

Intanto, che vuol dire manipolare? La manipolazione non è niente altro che una tattica mentale per far credere a qualcuno quello che desideriamo noi. Manipoliamo qualcuno quando vogliamo che si comporti in una certa maniera. Oppure per fargli credere qualcosa di falso. O ancora, perché faccia per noi qualcosa che di solito non farebbe mai.

Quand’è che si comincia a entrare nel campo della manipolazione? Quando, invece di chiedere direttamente un favore o un’azione, preferiamo adottare strategie indirette per indurre l’altro a comportarsi come vogliamo. Va da sé, senza che capisca che l’idea che vogliamo infilargli in testa in realtà è farina del nostro sacco. Fino a un certo punto, diciamo, dagli esseri umani c’è da attendersi sempre un certo grado di manipolazione. Brutto da dire, ma è così: questo mondo non è un paradiso e da sempre gli uomini fanno a gara per imporre i propri pensieri agli altri.

Superata una certa soglia però la manipolazione diventa decisamente tossica. Sono davvero tanti i comportamenti umani che possiamo considerare manipolativi. Alcuni sono più gravi di altri. In generale, una persona che manipola non chiede mai in maniera diretta: ottiene ciò che desidera per mezzo di comportamenti laterali e indiretti, senza mai esprimere ciò che pensa. Un po’ come la seppia che spruzza il suo inchiostro e poi si muove nell’oscurità. Così il manipolatore fa credere all’altro di agito di sua iniziativa, per sua libera volontà.

In sostanza, l’obiettivo della manipolazione è raggiungere un risultato senza dover chiedere qualcosa. Se non accettiamo mai di sentirci dire no e fremiamo dalla voglia di ottenere ciò che vogliamo, il manipolatore di turno potremmo essere noi.

Ecco perché a volte si fa fatica a parlare in maniera diretta

Incide molto anche il vissuto familiare. Non tutti sono nati e cresciuti in un ambiente che permetteva loro di esprimere apertamente i propri desideri e pensieri, in maniera chiara e diretta. Se un contesto familiare non favorisce la libera espressione di emozioni e richieste, per una persona può risultare difficile portarle allo scoperto.

Per alcuni dunque può essere difficilissimo far uscire alla luce dei sole le proprie necessità. Perciò agiscono in maniera diretta. Hanno bisogno di soldi? Invece di accettare la situazione e decidersi a chiedere un prestito magari lanciano il sasso e tirano via la mano. «Andiamo a mangiare fuori stasera?». «Ah, ne sarei felicissimo. Se solo i miei mi sganciassero qualche soldo in più… ». In questo modo ci inducono a prestare loro dei soldi ma senza chiedercelo direttamente, solo facendo allusioni.

Manipolare: vuol dire amarsi poco

I manipolatori seriali quasi mai si amano molto. Se manipolano è per il gusto di vedere qualcun altro muoversi secondo il ritmo dettato da loro. In sostanza, è un modo per riacquistare controllo su una vita dura e insoddisfacente.

Spesso la persona manipolatrice proietta sul prossimo la sua insicurezza e il suo scarso amore di sé. Per alcuni scienziati questo genere di manipolazione è anche quella più inconscia. Non ci fidiamo degli altri perché abbiamo ben poca fiducia in noi e nelle nostre capacità.

Le armi del manipolatore

Qual è la forma più comune di manipolazione? Chiaramente la bugia, che assume moltissime forme. A volte mentiamo quasi senza pensarci. Tutti mentiamo con una certa frequenza. Ma il manipolatore mente ancora più spesso. Se evitiamo la verità in maniera metodica, quasi scientifica, questo può essere il segnale che ci siamo infilati nel tunnel della manipolazione.

Un’altra arma preferita dal manipolatore è l’uso ricattatorio del senso di colpa. Non a caso il senso di colpa rappresenta lo strumento del controllo per definizione (al contrario dell’amore). Gli psicologi lo chiamano “guilt-tripping”: l’arte di far sentire in colpa gli altri. Di quest’arte i manipolatori sono maestri sopraffini. Far sentire in colpa chi li circonda serve a rendere le persone malleabili. Chi si sente in colpa non desidera altro che farsi perdonare, finisce praticamente per pendere dalle labbra del manipolatore.

Quando ci comportiamo così potremmo essere noi i manipolatori

Certo, è sottile la linea tra il dare corpo visibile a un sentimento che può ferire o far sentire in colpa una persona e la manipolazione di quella persona. Solitamente questa linea passa attraverso da quello che desideriamo da quella persona.

Se facciamo qualcosa sempre e solo perché ci aspettiamo di avere qualche favore in cambio, stiamo esercitando una forma di manipolazione. Il vero dono, come i regali, nasce da uno slancio del cuore. Quando invece cova in noi il bisogno di avere sempre un contraccambio, quello è il momento di accendere i campanelli d’allarme.

Come facciamo a capirlo? Dal fatto che al tempo stesso cresce in noi anche la voglia di punire. Quando facciamo qualcosa per avere in cambio un favore, e questo favore di ricambio non arriva, sentiamo nascere in noi il desiderio di punire chi non ci ha contraccambiato. Anche reagendo in maniera passivo-aggressiva.

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