Il congedo straordinario per legge 104 nasconde delle insidie: basta poco e addio al lavoro

Il congedo straordinario permette al lavoratore di assentarsi dal posto di lavoro fino a due anni ma solo per assistere il familiare con disabilità.

Raggirando le regole il dipendente rischia gravi conseguenze sul lavoro fino ad arrivare al licenziamento

congedo straordinario licenziamento
Congedo straordinario-Nursenews.it

I caregiver che assistono una persona con handicap possono richiedere diverse agevolazioni in ambito lavorativo. Tra i benefici più noti citiamo i tre giorni di permesso al mese – fruibili anche ad ore. Dal mese di agosto 2022 possono essere richiesti anche da più familiari per assistere uno stesso disabile restando comunque all’interno dei tre giorni mensili. Via al referente unico, dunque, per avvantaggiare ulteriormente caregiver e persone assistite.

L’handicap permette, poi, di poter scegliere la sede di lavoro più vicina a casa – dove sia possibile – oppure di assentarsi dal posto di lavoro fino a due anni chiedendo il congedo straordinario. Questa misura è, però, riservata unicamente al lavoratore che accetta la convivenza con il disabile e prevede un ordine di priorità di rispettare. Inoltre, per poterne beneficiare occorrerà non solo darne comunicazione al datore di lavoro ma anche ottenere l’autorizzazione da parte dell’INPS. E una volta accordato, durante il periodo di congedo sarà obbligatorio per il dipendente prendersi cura costantemente della persona assistita.

Congedo straordinario, gli obblighi per il dipendente

In redazione è giunto un quesito. “Durante i 24 mesi di congedo straordinario il lavoratore potrebbe assentarsi per una settimana ovviamente facendosi sostituire nella cura al disabile da un’altra persona?“. Ebbene, la risposta è negativa. Il periodo di congedo prevede, come già detto, che il dipendente si prenda cura dell’assistito e che la convivenza sia continua. Nessuna vacanza da solo e nessun allontanamento dal disabile.

La misura, infatti, è erogata esclusivamente per garantire l’assistenza al familiare con handicap grave. Ecco perché si richiede la soddisfazione del requisito della convivenza. Questa potrà iniziare anche dopo l’inoltro della domanda di congedo straordinaria ma entro il primo giorno di assenza dal posto di lavoro. Inoltre dovrà durare per tutta la durata del periodo di congedo.

Come assentarsi una settimana

Il lettore, dunque, avendo l’esigenza di assentarsi per una settimana dovrebbe sfruttare il congedo non con continuità ma frazionandolo in giorni. Durante il periodo di ritorno al lavoro potrebbe chiedere le ferie, ad esempio, e poi ricominciare il congedo successivamente.

Ricordiamo che affinché non siano conteggiati i giorni festivi, i sabati e le domeniche risulta sempre necessario riprendere effettivamente l’occupazione anche solo per un giorno tra un periodo e l’altro di fruizione. Se il congedo dura, invece, da venerdì a venerdì senza mai tornare a lavoro, allora il sabato e la domenica verranno conteggiati nel calcolo dei due anni di permesso.

Quando si rischia il licenziamento

Allontanandosi dal disabile durante il periodo di congedo il lavoratore rischia conseguenze serie. Se il datore dovesse avviare dei controlli e scoprire che il dipendente invece che assistere il familiare con disabilità è andato in vacanza potrebbe decidere di prendere provvedimenti come la sospensione della paga o addirittura il licenziamento. Naturalmente per arrivare ad essere cacciati dal posto di lavoro per giusta causa sarà necessario che il datore di lavoro dimostri la reale noncuranza del dipendente nei confronti del disabile assistito.

Uscire a fare la spesa è consentito così come andare a pagare le bollette mentre non è assolutamente consentito svolgere alcun tipo di occupazione. Attenzione, poi, ad un altro dettaglio. Secondo la Cassazione il licenziamento è legittimo in caso di assenza ingiustificata del lavoratore che ha chiesto un periodo di congedo straordinario al datore e ha iniziato a prendersi cura del familiare con handicap senza attendere l’autorizzazione da parte dell’INPS.

Significa che se il dipendete non dovesse presentarsi in azienda perché è andato in congedo prima che le condizioni venissero accertate dall’Ente della Previdenza Sociale allora scatterebbe l’assenza ingiustificata che potrebbe portare al licenziamento.

L’ordine di priorità del congedo straordinario

A conclusione dell’articolo vogliamo ricordare come il congedo straordinario possa essere richiesto solamente seguendo un ordine di priorità.

  • Coniuge convivente, parte dell’unione civile convivente o convivente della persona con disabilità,
  • padre o madre convivente del disabile solo se il coniuge, la parte dell’unione civile o il conviventi risultano deceduti o mancanti oppure affetti anch’essi da patologia invalidante,
  • figli conviventi se i componenti dei punti precedenti risultano deceduti o mancanti oppure affetti anch’essi da patologia invalidante,
  • fratelli o sorelle conviventi solo se i componenti dei punti precedenti risultano deceduti o mancanti oppure affetti anch’essi da patologia invalidante,
  • un parente o affine entro il terzo grado convivente con il disabile solo se i componenti dei punti precedenti risultano deceduti o mancanti oppure affetti anch’essi da patologia invalidante,
  • uno dei figli non ancora conviventi ma che inizierà la convivenza successivamente, entro il primo giorno di assenza dal posto di lavoro, solo se i componenti dei punti precedenti risultano deceduti o mancanti oppure affetti anch’essi da patologia invalidante.

E come il congedo straordinario, anche i permessi 104 prevedono delle regole da rispettare per non rischiare il licenziamento.

Impostazioni privacy