Conserva il DNA del tuo bambino, fallo alla nascita: ecco perché è di vitale importanza

Conserva il DNA del tuo bambino: è una scelta importante che può salvare la vita in caso di malattie di natura ambientale e non solo.

Molti non conoscono l’importanza di conservare il DNA del proprio bambino sin dalla nascita. Numerosi studi hanno dimostrato che questa scelta può proteggere la salute del bambino, anche da malattie future. Scopriamo a cosa serve il DNA puro fetale e perché conservarlo può rappresentare una scelta di vitale importanza.

Conserva il DNA del tuo bambino
Conserva il DNA – nursenews.it

Negli ultimi tempi si sta diffondendo l’abitudine, da parte di molti neo genitori, di conservare un campione di DNA prelevato alla nascita o entro i primi sei mesi di vita del bambino. La ragione è piuttosto semplice: la scienza ha dimostrato che conservare un campione di DNA permette di analizzare i mutamenti genetici, riuscendo ad agire in maniera mirata in caso di patologie sia di natura genetica che ambientale.

Il prelievo del campione di DNA non è una procedura invasiva: se viene effettuato la nascita si utilizza il cordone ombelicale; mentre, se viene effettuato nei primi sei mesi di vita si esegue un prelievo salivare.

Il motivo per il quale è necessario intervenire in maniera tempestiva per prelevare il campione di DNA riguarda la purezza del corredo genetico. In pratica, prima si preleva il DNA, minori modifiche si saranno accumulate su di esso.

Scopriamo in che modo conservare il corredo genetico del proprio bambino può essere di vitale importanza.

Conserva il DNA del tuo bambino: potresti salvargli la vita in futuro

Il DNA puro deve essere prelevato alla nascita o entro i primi sei mesi di vita del bambino. In questo modo, si ha la certezza che il corredo genetico non abbia subito alterazioni e abbia conservato la sua struttura originaria.

DNA pruo: come conservarlo
DNA bambino – nursenews.it

Grazie al DNA puro è possibile effettuare analisi genetiche comparative che permettono di osservare i cambiamenti che il DNA subisce nel corso della vita, in base ai fattori ambientali a cui si è esposti.

Infatti, il corredo genetico è sottoposto a stress, inquinamento e alterazioni di diversa natura che influiscono su di esso modificandolo. Tutto ciò determina l’accensione o lo spegnimento di alcuni geni piuttosto che di altri, determinando la comparsa di problemi e patologie di diversa natura.

Secondo la ricerca condotta in Canada dal gruppo dell’Ontario Institute for Cancer Research guidata da Philip Awadalla, i fattori ambientali influenzano il corredo genetico spianando la strada ad alcune malattie cardiache o respiratorie.

Per questo motivo la conservazione della DNA puro, ovvero alla nascita, consente di tutelare il patrimonio biologico dell’individuo.

I risvolti medici

Grazie alla comparazione tra il DNA puro e le modifiche che esso ha subito, nel tempo, è possibile agire in maniera mirata con un piano terapeutico adatto. Così facendo, i medici avranno la possibilità di ottenere regolarmente informazioni sulla composizione genetica scegliendo i farmaci e la terapia da utilizzare in maniera estremamente mirata.

Tra i casi più comuni studiati dall’istituto superiore di sanità, c’è la resistenza agli antibiotici. Ad oggi, si stimano circa 10 milioni di decessi ogni anno, entro il 2050, proprio a causa della resistenza agli antibiotici.

Questa tecnica di comparazione genetica con il DNA puro ha dei risvolti positivi anche nella scelta dei farmaci chemioterapici che servono a curare il cancro al seno e la leucemia linfoblastica acuta. Inoltre, i ricercatori hanno identificato variazioni genetiche che influenzano la risposta delle persone depresse al Citalopram, a dimostrazione del fatto che analizzare il DNA consente di individuare terapie mirate che funzionano meglio, riducendo gli effetti collaterali.

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