Turno di notte e assistenza al familiare con legge 104: si è esonerati? La risposta che chiarisce ogni dubbio

Che diritti ha un lavoratore che assiste anche un familiare disabile? È costretto anche a lavorare di notte?

Di recente la Cassazione ha fornito indicazioni che cambiano decisamente le carte in tavola e fugano ogni perplessità al riguardo.

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Esenzione dal lavoro notturno del caregiver: è un diritto del lavoratore? Nursenews.it

In una recente ordinanza la Corte di Cassazione ha stabilito che il lavoratore che ha a carico una persona disabile in base alla legge 104 non ha l’obbligo di lavorare in orario notturno. E questo a prescindere dalla gravità della patologia del proprio familiare.

Un aspetto particolarmente significativo dell’ordinanza della Suprema Corte (la 12649/2023) è quello relativo appunto alla gravità della disabilità. C’era chi sosteneva che l’esenzione dal lavoro notturno dovesse scattare soltanto in caso di grave handicap del familiare.

Esonero dal lavoro notturno per chi assiste il familiare disabile: i perché di una decisione

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Una recente pronuncia della Cassazione manda un chiaro messaggio alle aziende sulle proprietà da tutelare nel campo dell’assistenza alla disabilità – Nursenews.it

Di diverso avviso la Cassazione che ha invece riconosciuto l’esenzione dal lavoro di notte per qualunque genere di disabilità. Per fare un esempio pratico: secondo l’interpretazione dei giudici, se un lavoratore assiste poniamo suo fratello, sofferente di una disabilità non grave, non è comunque tenuto a lavorare di notte. Non importa il grado di disabilità del fratello.

Questo perché, secondo la Corte di Cassazione, l’articolo 3 della legge 104/1992 fornisce una definizione tanto della condizione di handicap (comma 1) quanto di quella di handicap grave (comma 3). E la persona viene considerata in condizione di disabilità già nel caso in cui presenti le menomazioni indicate dal primo comma della legge 104.

Legge 104 e tutela della disabilità: cosa cambia con l’ordinanza della Cassazione

A confermare una interpretazione come questa, ricordano i giudici, concorre anche il fatto che quando la legge ha inteso subordinare il riconoscimento di un beneficio alla presenza di una grave disabilità lo ha previsto in maniera esplicita.

D’altro canto la stessa Cassazione, sempre nell’ottica della tutela del disabile, ha vietato il trasferimento non consensuale del lavoratore anche nel caso di disabilità non grave del familiare a carico (e questo malgrado la norma preveda la condizione di gravità).

In sostanza, con questa sentenza la Cassazione va a impattare in maniera importante sul diritto del lavoro e sull’assistenza ai disabili nel nostro Paese. Da una parte il pronunciamento consolida i diritti dei lavori che assistono familiari disabili, anche non gravi. Dall’altra invia un chiaro messaggio alle aziende sulla priorità da assegnare alla tutela della persona disabile e del lavoratore che se ne cura, a prescindere dal grado di disabilità, grave o non grave che sia.

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