Paralisi di Bell, quanto durano i sintomi? Tutto sul disturbo che ha colpito Simona Ventura

Simona Ventura si è presentata in onda mostrando ancora i sintomi della paralisi di Bell, ma quando potrà guarire?

“The show must go on”, è un concetto che si ascolta spesso e che può essere messo in pratica in molti ambiti, la Tv nn fa eccezione. Questo è quello che ha fatto Simona Ventura, che ha scelto di andare in onda alla guida di “Citofonare Rai2”, pur avendo una paralisi che aveva colpito metà del suo volto, quella che tecnicamente viene definita Paralisi di Bell.

quanto durano i sintomi della Paralisi di Bell
Simona Ventura si è presentata in onda pur avendo la paralisi di Bell – Foto | RaiPlay – Nursenews.it

Lei stessa ha cercato di minimizzare, sottolineando di essere già alle prese con le cure e di essere consapevole di come sia un problema temporaneo, per quanto fastidioso. Nell’ultima puntata, però, a conduttrice ha dato forfait dopo pochi minuti, dicendo apertamente di non riuscire a proseguire, pur volendo tornare sette giorni dopo.

Quanto tempo serve per guarire dalla Paralisi di Bell?

La scelta di Simona Ventura di abbandonare la diretta domenica 14 aprile a causa del fastidio provato per la paralisi di Bell ha certamente contribuito ad alimentare i dubbi in merito alla sua condizione. Lei, infatti, ne aveva già gli effetti una settimana prima, per questo c’è chi aveva ipotizzato che il disturbo potesse risolvere pochi giorni dopo. E invece così non è stato.

Anzi, è tutt’altro che solito per una come lei mollare il colpo, farlo non poteva che essere il segno evidente di come non tutto vada come alcuni si sarebbero aspettati, forse nemmeno la diretta interessata.

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La paralisi di Bell può essere davvero fastidiosa – Foto | Nursenews.it

In realtà, i medici sono chiari, lo saranno stati con ogni probabilità anche con lei, servono diversi mesi per arrivare a un recupero completo. Già entro le prime due settimane è però possibile notare i primi segni di miglioramento.

La tempistica può comunque variare da caso a caso, è bene precisarlo. Nel 75% dei pazienti, come indicato dagli specialisti della Johns Hopkins University, la prima università di ricerca americana, si arriva a riprendere la totale funzionalità del settimo nervo cranico, quello colpito, entro due-tre mesi. Ci sono però situazioni in cui si può arrivare anche a un anno per tornare alla normale funzionalità. Tra i fattori che incidono maggiormente sull’evoluzione del disturbo c’è l’età, ma anche eventuali patologie di cui si soffre che possono contribuire ad allungare il decorso, tra cui possiamo segnalare il diabete e l’ipertensione.

A volte a generare il malessere può essere un virus, in questi casi può essere utile l’applicazione delle lacrime artificiali, che possono aiutare a ridurre la sensazione di secchezza oculare che può verificarsi in questi casi. Tanti manifestano difficoltà nella chiusura dell’occhio, per questo può essere indicato l’uso di occhiali, ma soprattutto di una benda. A questi si affiancano solitamente farmaci antivirali, ma soprattutto farmaci corticosteroidi (come il prednisone) per ridurre l’infiammazione del nervo facciale

Solo se il quadro clinico dovesse prolungarsi a lungo, è possibile pensare a un intervento chirurgico per ristabilire la simmetria del viso.

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