Quanto costa davvero un dipendente a un’azienda

Per un datore di lavoro assumere un lavoratore alle proprie dipendenze ha un costo ben maggiore che quello del solo stipendio.

Ecco quali sono i costi che un’azienda deve sostenere per il proprio personale lavorativo, dai contributi da versare all’Inps a quelli per i professionisti che elaborano i cedolini delle paghe.

Si parla spesso, nei dibattiti attorno al “cuneo fiscale”, del costo del lavoro. Naturalmente non c’è nulla di più lontano dalla realtà che pensare che gli oneri del datore di lavoro siano limitati al solo stipendio da corrispondere al lavoratore dipendente.

Vediamo dunque quali costi deve sostenere l’azienda quando assume un dipendente.

Da quali voci  è composto il costo del lavoro

I costi per assumere un dipendente sono diversi. Tra questi ci sono i costi:

    • retributivi (lo stipendio del lavoratore dipendente);
    • contributivi e assicurativi;
    • amministrativi.

Costi retributivi

Tra i costi retributivi rientra naturalmente lo stipendio lordo del lavoratore dipendente. Questo a sua volta è definito da un importo minimo (stabilito sulla base del contratto collettivo applicato e del livello di inquadramento del lavoratore), oltre che dalle somme aggiuntive nate da accordi tra le parti (come per esempio superminimi e indennità ad personam).

Tra i costi rientrano anche le ferie e i permessi (le assenze retribuite), la tredicesima (e l’eventuale quattordicesima, quando è prevista) e la liquidazione (Trattamento di Fine Rapporto o semplicemente Tfr). Si tratta di somme maturate dal dipendente per ogni mese lavorativo, ma erogate successivamente.

Costi contributivi e assicurativi

Sul piano contributivo e assicurativo, il costo del lavoro per l’azienda è rappresentato dai contributi Inps a carico del datore di lavoro (stabiliti in base al settore di appartenenza e alle dimensioni della ditta), oltre che dai premi assicurativi Inail contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

Il principale scopo delle tutele garantite dall’Inps ai lavoratori dipendenti è il riconoscimento di una copertura economica per eventi che rendono impossibile lavorare e, conseguentemente, di venire retribuiti. Così se da una parte ci sono le protezioni nei casi di invalidità, vecchiaia e superstiti, dall’altra ci sono le indennità economiche che scattano in caso di assenze per malattia, maternità, donazione sangue, permessi per assistere disabili e familiari, solo per limitarsi ai casi più frequenti.

Come accade per qualunque assicurazione, è il datore di lavoro a finanziare l’Inps versando un “premio”. Il “premio” viene calcolato ogni mese sulla base di una percentuale (o aliquota) da applicare alla «retribuzione imponibile ai fini previdenziali», che poi va successivamente versato col modello F24.

Le aliquote sono due:

  • una che riguarda i contributi a carico del lavoratore: è l’azienda a prelevarla dallo stipendio e a versarla all’Inps col modello F24;
  • un’altra aliquota per i contributi a carico del datore di lavoro, sempre versata con F24.

Le aliquote dipendono dal settore di appartenenza, dalle dimensioni della ditta e dalla qualifica del lavoratore dipendente (dirigente, impiegato, operaio).

Costi amministrativi

Infine ci sono i costi amministrativi. Sono quelli relativi alle attività del personale dipendente o alle fatture dei professionisti che si occupano di elaborare le paghe, all’amministrazione del personale. Senza contare l’aspetto della gestione dei rapporti con la pubblica amministrazione.  Sono tutti quei costi relativi a svariate attività come:

  • Invio dichiarazioni fiscali all’Agenzia Entrate (Certificazioni Uniche e modelli 770);
  • Denunce di infortunio;
  • Domande di ammortizzatori sociali.
  • Invio denunce mensili Uniemens all’Inps;
  • Invio autoliquidazione Inail;
  • Invio prospetto collocamento obbligatorio (disabili);
  • Invio comunicazioni di smart-working al Ministero del lavoro;
  • Invio di prospetti Istat.
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