Perché stanno scappando tutti in Svizzera: un’intera categoria di lavoratori

Un vero e proprio fenomeno più che mai spiegabile. Ci sono professioni pagate poco, non valorizzate, non apprezzate, forse.

I dati che arrivano dalle varie organizzazioni di categoria, in certi casi sono più che mai sconfortanti. La fuga è iniziata. Dal nostro paese ci si mobilità come forse mai prima d’ora per quel che riguarda il settore in questione. Pensiamo a quanti stanchi di lavorare in modo assolutamente incerto nel nostro paese pensano alla vicina Svizzera per provare ad acquistare quella dignità forse soltanto sognata nel nostro paese. Situazioni anomale, che lasciano sempre l’amaro in bocca.

Fuga infermieri
Nursenews

Negli ultimi anni, nel nostro paese sono numerosi i lavori che in qualche modo spingono sempre più i vari protagonisti di quel determinato settore a cercare fortuna altrove. Nel nostro paese, per l’appunto in molti casi si è sottopagati, non si rispettano le più basilari norme, regole, non si rispetta quella che è la stessa figura di quel determinato professionista. La scelta anche se più che sofferta appare ad un certo punto assolutamente necessaria, quasi dovuta. Per rispetto di se stessi.

In questo specifico caso non parliamo di un lavoro come gli altri. Stiamo facendo riferimento a una professione che riguarda da vicino la salute degli italiani, la possibilità insomma di avere intorno a noi personale sanitario più che mia specializzato e preparato. Quello che succede in alcuni casi è davvero incredibile eppure rispecchia l’assoluta realtà. Una condizione insopportabile per tutti gli infermieri che in modo sempre più convinto scelgono di lasciare il lavoro nel nostro paese.

La meta preferita è senza dubbio la Svizzera. Gli infermieri lombardi, per dirne una, preferiscono varcare il confine ogni giorno e quindi andare a guadagnare molti più soldi di quanti potrebbero fare propri nel nostro paese. Si riscopono frontalieri insomma. Fabio Fedeli presidente di OPI Lecco in merito ha cosi dichiarato:  “Guadagnano dai 4000 ai 5000 franchi svizzeri, per trattenerli in Italia servirebbe un’indennità di prossimità”. Numeri che di certo fanno venire la voglia di lasciare tutto.

Oggi sono 4mila i lavoratori che nel comparto sanitario tra medici, infermieri e operatori sanitari vanno a lavorare, dall’Italia, nel Canton Ticino. Il dato nel 2021, rispetto all’anno precedente è aumentato del 5,5%. Il covid ha spinto ancora di più sull’acceleratore per quel che riguarda lo specifico fenomeno. “In questo modo non sono costretti a trasferire la famiglia, ma possono beneficiare di migliori stipendi e crescita professionale”, le ragioni insomma che conducono a certe operazioni possono avere certo numerosi vantaggi, spiega ancora Fabio Fedeli.

Una intera classe di professionisti oggi fugge in Svizzera: i dati in merito fanno riflettere

La FNOPI (Federazione Nazionale Ordini professioni infermieristiche), ci dice attraverso un attento studio del fenomeno oltre ai frontalieri, ci sono anche i 20 mila infermieri che hanno scelto di lasciare l’Italia. “Sono soprattutto giovani che hanno vissuto la fase del blocco delle assunzioni nel pubblico e, con un settore privato al limite della saturazione, hanno preferito l’estero – ribadisce Fabio Fedeli Presidente dell’Ordine degli infermieri di Lecco – poi è arrivata la pandemia ad aggravare la situazione e a dare una ulteriore spinta verso paesi professionalmente più attrattivi”.

Inghilterra e Germania le altre mete tendenzialmente favorite dagli italiani per quel che riguarda il settore specifico. “Essere vicini alla Svizzera, un paese attrattivo da questo punto di vista, ha incentivato negli anni ancor più la fuga in particolare dalla Lombardia e dalle provincie di confine come Lecco, Como e Varese – prosegue Fedeli – la pandemia si è quindi innescata su un terreno già fertile ed ha contribuito in maniera significativa ad accrescere questa tendenza, mentre le strutture oltre confine sono diventate più ricettive per migliori condizioni remunerative e sviluppo di carriera”.

Austria e Germania

In altri paesi, come Svizzera, Germania e Austria, oltre agli stipendi più alti troviamo un rispetto maggiore e una valorizzazione assolutamente totale della stessa professione, per quel che riguarda la classe infermieristica. “In Italia un infermiere, a parte le maggiorazioni dello stipendio dovute esclusivamente all’anzianità di servizio, non ha possibilità di avere avanzamenti di carriera, anche se ha una specializzazione o un master – sottolinea il presidente di OPI Lecco – mentre in altri paesi, oltre ad avere una maggiore retribuzione, può avere una crescita professionale”.

La proposta di FNOPI

Durante la pandemia da Covid tutti gli infermieri si sono adattati a svolgere più mansioni, ma al termine del periodo pandemico chi ha maturato esperienza in un determinato ambito vorrebbe poter esprimere le proprie competenze – ribadisce Fedeli – in Italia questo non sempre accade. Oggi si parla di una carenza di 70 mila professionisti in Italia, mentre 20 mila sono i professionisti che sono andati all’estero, se si riuscisse ad invertire la rotta, sarebbe un buon punto di partenza”,

Tra le proposte avanzate in ambito regionale, si pensi che in Lombardia mancano quasi 10mila infermieri all’appello, troviamo una serie di riflessioni molto significative da parte di Opi: “In questo modo all’infermiere verrebbe riconosciuta una progressione di carriera sulla base delle competenze acquisite, mentre con l’indennità di prossimità, si prevederebbe un incentivo economico per le figure sanitarie che vivono al confine. Può essere il punto di partenza, ma non può bastare per frenare la fuga – ribadisce il presidente dell’ordine degli infermieri di Lecco – occorre cercare di costruire una sanità al passo coi tempi con personale sufficiente in modo da garantire il benessere lavorativo, riposi, ferie e personale di supporto”.

Il momento è insomma critico per la categoria, ma in questo cosi come in altri casi, potrebbe esserci una soluzione alla fuga di professionisti che di certo non fa bene al nostro paese.

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