Superbonus, “uno strumento efficace” ma meno attrattivo con calo a 90% 

Superbonus, “uno strumento efficace” ma meno attrattivo con calo il calo dal 110% al 90%. Ecco il rapporto del Consiglio nazionale degli ingegneri in Commissione Finanze al Senato.

Secondo quanto si legge nell’intervento del Consiglio nazionale degli ingegneri, presieduto da Angelo Domenico Perrini, portato nel pomeriggio di ieri in Commissione Finanze al Senato, l’abbassamento della detrazione fiscale legata ai Superbonus in questo 2023 determinerà “quasi sicuramente” un ridimensionamento e un disincentivo all’uso di tali sostegni. Con una diminuzione dei bonus dal 110% al 90% per l’anno 2023, infatti, secondo i calcoli del Consiglio saranno tanti i cittadini che non sfrutteranno gli incentivi offerti dal governo, mentre il décalage previsto anche per il 2024 e il 2025 potrebbe avere degli effetti addirittura più disincentivanti.

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Alla luce di ciò, all’esecutivo viene proposta una riprogrammazione delle detrazioni fiscali relative, operando in ottica di “vigenza degli incentivi fiscali quanto più lontano possibile”. Secondo la categoria tecnica, infatti, il nostro Paese dovrebbe fin da oggi pensare a degli incentivi al 90% che siano però duraturi nel tempo, anche per 15 o 20 anni, cosicché possano essere sfruttati da una fetta maggiore di popolazione, e che permetta così di programmare “la fattibilità, soprattutto finanziaria, dei singoli interventi” degli immobili di proprietà. Anche perché i dati raccolti dalla categoria tecnica mostrano come tali incentivi statali siano in grado di registrare numeri molto positivi.

Bonus e Superbonus: uno strumento efficace

Secondo quanto rilevato dal rapporto del presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, Angelo Domenico Perrini, nel corso dell’audizione alla Commissione Finanze del Senato, da agosto 2020 fino a dicembre 2022 gli investimenti in Superecobonus 110% hanno registrato un ammontare complessivo di ben 62,4 miliardi di euro. Gli incentivi offerti dallo stato, hanno generato una spesa a carico dello Stato di 68,7 miliardi. Mentre per quanto riguarda il flusso degli interventi sugli edifici risultati conclusi, a dicembre 2022 sono risultati 359.440 – su uno stock di immobili sottoposti a ristrutturazione di oltre 400.000 unità.

Tali incentivi hanno in effetti permesso di raggiungere un risparmio energetico da parte dello Stato che “si avvicina, al momento, a 900 milioni di metri cubi standard di gas”. Un risultato importantissimo, questo, anche in ottica di quelle che sono tra l’altro le disposizioni e gli obiettivi fissati dalla Comunità Europea in merito al miglioramento dell’efficienza energetica delle abitazioni e degli immobili sia pubblici che privati.

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Nello specifico, per ciò che concerne il Sismabonus e il Supersismabonus, emblematico è quanto sottolineato nel corso dell’intervento. Con dei dati parziali, dato che risalgono al 2021, la spesa annua nella finestra compresa tra il 2017 ed il 2020 non raggiungeva i 300 milioni. Nel 2021, però, si è passati a una spesa di almeno 2 miliardi. Ciò significa, per la categoria, che senza il “sistema di detrazioni fiscali per la manutenzione degli immobili, gli interventi di ristrutturazione diffusa, realizzati con l’ecobonus negli ultimi 20 anni, e di ristrutturazione profonda attuati con il Superecobonus” non vi sarebbe potuta essere una simile intensità nei lavori finora registrata.

Secondo quanto spiegato dal presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, dunque, le detrazioni delle imposte dal reddito sono dunque “uno strumento efficace”, dato che consente di raggiungere obiettivi di rilevanza sociale. Tra questi, ovviamente, il risparmio energetico ed il risanamento delle strutture più energivore. Bisogna perciò, spiegano gli ingegneri, evitare che gli interventi di ristrutturazione degli edifici finiscano per innescare dei fenomeni inflattivi sui prezzi dei materiali da costruzione, oltre che sulle opere e sui servizi relativi.

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